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venerdì 22 giugno 2012

GLI STRASCICHI DI SALALA

L'incidente di Salala, o meglio la “maledizione di Salala”, due posti di blocco pachistani colpiti da aerei americani della Nato il 26 novembre scorso con un bilancio di 24 soldati morti e 13 feriti, non avvelena solo il clima della relazioni tra Washington e Islamabad. Si riflette prepotentemente anche sull'Afghanistan, nonostante sia stagione di manghi, ciliegie e succulenti meloni di ogni ordine e grandezza. Da novembre, la tensione tra Pakistan e America non ha fatto che aumentare: prima Islamabad ha boicottato la Conferenza di Bonn sull'Afghanistan, poi ha chiuso ai convogli Nato le sue frontiere a Nord (il passo di Khyber che porta a Kabul) e a Sud (la via che conduce a Kandahar), infine – l'ultima ritorsione conclusasi qualche giorno fa – ha sigillathttp://www.blogger.com/img/blank.gifo per una settimana ai voli Nato il suo spazio aereo. Impedendo di fatto i rifornimenti e gli spostamenti via cielo delle truppe alleate degli Usa che dall'Europa, non potendo transitare sull'Iran, sono rimaste bloccate alla porta d'ingresso in Afghanistan più battuta (via Emirati).

La tensione
si riflette evidentemente sulla logistica della Nato che, per quasi 2/3 delle sue necessità, si serviva dell'ingresso pachistano: dal porto meridionale di Karachi sino alle strutture di deposito dell'Alleanza in Afghanistan. Di quanta roba si tratta? Qualcosa come un migliaio di camion al giorno. Che da oltre sei mesi non possono più transitare dalla frontiera afgano-pachistana...

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