Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

lunedì 3 dicembre 2012

STASERA, CHE SERA (quel che non mi fa demordere dalla mia pacifica battaglia afgana)

Per due sere di fila sono stato a Staranzano, un piccolo Comune (si fa per dire) a poca distanza dal mare e dalla bella costiera che conduce a Trieste. La Tenda per la pace e i diritti, un'associazione che si occupa di migranti e riconciliazione (organizza dei viaggi per studenti nei Balcani, tra l'altro) aveva invitato me e Soraya Malek a fare quattro chiacchiere sull'Afghanistan. Mi aspettavo una ventina di inveterati militanti e mi ritrovo una sala piena di gente di tutte le età (anche una carinissima bambina che, attentissima, aveva accompagnato la mamma). Domande intelligenti, attenzione, partecipazione. Una cosa che ti riempie il cuore e ti fa pensare che forse, tutto quello che facciamo con la Rete Afgana un senso ce l'ha (ogni tanto, ovviamente, mi viene da dubitarne tanto è grande quel mare e tanto è piccolo il nostro cucchiaino per svuotarlo).

La sorpresa vera è arrivata il giorno dopo. Hamid (che tra l'altro è il ragazzo di Genni, l'instancabile organizzatrice con altri amici/amiche della Tenda delle due serate) e i suoi colleghi afgani hanno preparato una vera cena della tradizione locale (bulani, kabuli palau, kofta, balaklava etc) che si pensava potesse essere per 40-50 persone. Sorpresa, si iscrivono in 107, mangiano a quattro palmenti, ridono, scherzano e gli afgani ballano come forsennati, forse sobillati dal bel video di Romano Martinis “Il ballo”, menzione speciale al festival di Sulmona (la foto del pranzo afgano qui sopraè sua). Che bella sorpresa, che bella serata, che ottima cucina. Un modo per digerire anche le nefandezze della guerra senza dimenticarle.

Grazie anche a quelli che hanno comprato il mio Diario da Kabul. Ce n'erano solo otto copie e sono andate via come il pane, anzi, il riso. Il che mi fa venir voglia di rimettere mano ai taccuini.

Nessun commento: