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martedì 18 dicembre 2012

TUTTE LE MINE D'AFGHANISTAN

 Undici bambine fra i 9 e gli 11 anni sono state uccise ieri nella provincia orientale di Nangarhar dallo scoppio di una mina anti-carro, colpita accidentalmente da una delle vittime con una scure mentre il gruppetto di ragazzine era intento a raccogliere legna da ardere.

In dicembre, il governo afgano ha chiesto un’estensione del programma di sminamento. Nel 2004, l’indagine sull’impatto della persistenza di mine antiuomo e Uxo stimava a rischio quasi 2mila comunità del Paese. Nel 2001, il momento più pericoloso per gli afgani, 2mila persone erano state uccise da questi ordigni (molti furono lanciati durante l’attacco ai talebani, i famosi “pappagalli verdi”) . Dal 2003 le cose sono andate migliorando (“solo” 409 casi nel 2011 ) e già 1200 kmq erano stati sminati ma la speranza di sminare tutto il territorio entro 10 anni si rivelava un miraggio. Ancora oggi oltre mezzo milione di afgani vive a 500 metri da campi ancora minati e ci vorrebbero ancora oltre 600 milioni di dollari per completare i piani di sminamento che però conoscono un continuo decremento di finanziamenti. La sezione italiana della Campagna contro le mine (quella che ha levato gli ordigni antiuomo dai nostri magazzini bellici e che si è battuta contro le cluster bomb) è soddisfatta per essere riuscita a riottenere finanziamenti che erano stati tagliati in passato e adesso sta lavorando su due progetti di legge per evitare finanziamenti bancari in quella direzione:


Dal 2009, 137 banche e istituzioni finanziarie di 16 Paesi hanno investito più di 43 miliardi di dollari in aziende che producono cluster bombs. Di queste istituzioni finanziarie, 27 provengono da Paesi che sono membri della Convenzione sulle munizioni cluster (Ccm), tra cui il nostro Paese. Per far si che anche il solo sostegno finanziario alla produzione, detenzione e commercio delle mine a grappolo sia una pratica da sanzionare penalmente ci sono due disegni di legge presentati in Parlamento.

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