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lunedì 18 marzo 2013

L'ONESTO INFERMIERE DI LASHKARGAH (La biblioteca di Amanullah)

Andrea Filippini è un giovane infermiere emiliano che ha passato sei mesi nell'ospedale di una Ong (non dice quale ma ne parla assai bene) nella città martire di Lashkargah, Afghanistan meridionale. Al libro ho dato un'occhiata sommaria e sospendo il giudizio, anche se la prima impressione conferma quella della presentazione, ieri a Roma, di questo testo dal titolo impronunciabile (AFAGNISTAN/AGFANISTAN/AFGANISTAN).



Nel raccontare la sua eperienza, Filippini ha spiegato di aver voluto scrivere ("non un saggio, non un romanzo ma solo un diario") per due motivi: raccontare le sue emozioni e mostrare cos'è la guerra "la parola più orribile che esista". Dopo sei mesi in un ospedale, per quanto ordinato, pulito e ben organizzato, è terribile vedere ogni giorno gli effetti di un conflitto, spiega: il 60% sono bambini, il resto donne, anziani, uomini e qualche raro combattente. E come si fa a scegliere chi curare per primo? Come si fa a decidere della vita degli altri? Come ben dice del suo libro Filippini, è un diario di emozioni. Non il primo e nemmeno l'ultimo. Una visione, per ammissione stessa dell'autore, molto parziale perché la vita di un sanitario a Lashkargah è una sorta di prigione tra bende,garze e dolore. Dubito che il testo di Flippini aggiunga qualcosa al sequel di pubblicazioni a sfondo autobiografico che stanno uscendo in Italia in questi ultimi tempi. Ma c'è un bel elemento nel suo raccontarsi: l'umiltà e l'onestà intelletuale. Non è poco di questi tempi.

Per come son fatto io, la parte più interessante mi sembrano le tabelle o le valutazione epidemiologiche, nel senso che Filippini rstituisce quel che accade in un ospedale sulla linea del fronte e dunque dà anche la cifra (nel doppio senso del termine) del dramma dei civili. Quello si mai abbastanza raccontato anche perché, nel libro di Filippini come in altri testi di questo genere pubblicistico, il protagonista è l'autore e le sue sensazioni più che gli afgani. I veri attori di un dramma dove inevitabilmente finiscono per diventare solo comparse sullo sfondo

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