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mercoledì 11 settembre 2013

RANA PLAZA: CHI VUOL PAGARE E CHI NO

Per due giorni, tra oggi e domani nella città svizzera di Ginevra, gli industriali del settore tessile internazionale e i sindacati, convocati dal sindacato internazionale IndustriALL e sostenuti dall’Ufficio internazionale del Lavoro dell'Onu, cercheranno un accordo sui risarcimenti alle famiglie dei lavoratori del Rana Plaza e della società Tazreen che nei mesi scorsi, tra crolli e incendi, uccisero più di mille persone in Bangladesh. La buona notizia però si accompagna a una cattiva: se dodici marchi hanno accettato di partecipare alle riunioni di Ginevra, più di venti diserteranno l'incontro. Tra questi anche firme italiane come la Benetton o colossi come la spagnola Mango e la statunitense Walmart. Una decisione che la Clean Clothes Campaign” (la Campagna internazionale che in Italia si chiama “Abiti puliti”) ha definito “sconcertante”.

Secondo il Daily Star, quotidiano bangladeshi, l'organizzazione non profit Solidarity Centre ha stimato che il governo di Dacca abbia sinora pagato un risarcimento alle famiglie delle vittime per 777 dei 1.131 morti accertati nel disastro del Rana Plaza in quantità che variano da 1.250 a 5mila dollari. Altri 36 lavoratori tessili rimasti mutilati o paralizzati nel crollo del palazzo alla periferia della capitale hanno ricevuto tra 15 e 18.750 dollari ciascuno. Un po' di quattrini sono arrivati dall'estero (dalla catena britannica Primark ad esempio) o dall'associazione locale degli industriali tessili (Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association,), che rappresenta un settore che in questi anni è stato in forte espansione, arrivando a fatturare 20 miliardi dollari l'anno. Finora comunque nessuna delle 4mila famiglie colpite dal disastro Rana Plaza – dice il Bangladesh Institute of Labour Studies - è stata interamente risarcita come era stato ovviamente promesso. Gli incontri di Ginevra dovrebbero chiarire appunto il contributo dei gruppi occidentali che operano in Bangladesh e fare il punto sulla situazione dei risarcimenti anche da parte di governo e industriali del Paese asiatico....(SEGUE) Leggi tutto su Lettera22

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