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sabato 19 aprile 2014

L'abitudine del drone

Certe notizie ormai passano del tutto inosservate: la morte di 15 “sospetti” qaedisti e di 3 civili (forse “sospetti” civili) sembra talmente un fatto di routine che non mette in conto parlarne. Abbiamo già parlato di questa pericolosa abitudine alla guerra, segno inequivocabile dei conflitti moderni che si trascinano senza fine per anni, e poco importa se i sospetti erano poi innocenti, che siano stati uccisi da un drone americano che è anche lui “sospetto” dal momento che l'amministrazione non ammette mai il suo uso e che ciò avvenga, non tanto attraverso chi a migliaia di chilometri di distanza schiaccia una bottone, ma senza che ci sia uno straccio di documento legale che indichi perché si è deciso di commettere un'azione extra giudiziale in un territorio sovrano senza che nemmeno un pezzo di carta ne attesti un'almeno apparente legittimità (si veda l'articolo di S. Marchionna sulle basi legali di queste azioni e i dubbi a riguardo).

Dopo aver visto Dirty Wars di Jeremy Scahill faccio più caso a queste cose. Ho già segnalato il bel film sulla guerra segreta a colpi di drone e noto che va avanti senza che desti grandi preoccupazioni. Il presidente dello Yemen Abd RabbuhMansur Hadi è d'accordo con la politica dei droni anche se, secondo l'Onu, nel dicembre scorso 16 persone sono state uccise e 10 ferite dopo che sono stati colpiti due cortei nunziali. Cose che capitano. Basta farci l'abitudine.


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