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domenica 27 novembre 2016

Ho un'ape (marocchina) per la testa

La città marocchina dalle montagne
sotto il video del progetto Coobeeration
Chefchaouen è una città del Marocco famosa per la sua medina – la città vecchia – motivo per il quale è diventata nel 2010 un patrimonio dell’umanità. La cosa è stata possibile attraverso un passaggio singolare ossia la presenza di questa città, che ha un sindaco abile quanto attivo e simpatico, nel percorso della Dieta mediterranea della quale questo villaggione marocchino
rappresenta uno dei fulcri meridionali. Ma da qualche giorno la città si è impegnata - nella persona del suo sindaco, Mohammed Sefiani - a essere la prima città marocchina “amica delle api”. Non solo: si è anche impegnata a coinvolgere due associazioni tra città marocchine di cui ha la presidenza, sia a livello provinciale sia a livello nazionale, perché ancor più municipalità del regno diventino “amiche delle api”. L’occasione è stato il Forum degli apicultori del Mediterraneo, organizzato in Marocco dall’Associazione ApiMed, a pochi giorni dalle conclusioni di COOP22. Al Forum hanno partecipato 200 delegati che rappresentano i diversi Paesi aderenti all’associazione transnazionale (Marocco, Italia, Francia, Egitto, Palestina, Giordania, Iraq, Algeria, Libano, Tunisia) con università e centri di ricerca, enti locali, organizzazioni internazionali (Undp) e attori di cooperazione oltre a moltissimi apicoltori soprattutto marocchini.
Dal Forum è uscito anche molto altro: una vera sorpresa per chi, come me, mangia volentieri il miele ma ne sa davvero poco.





Intanto un concorso internazionale tra tutti gli apicoltori del Mediterraneo che selezioni il miglior miele prodotto sulle rive del mare che abbracci Europa, Africa e Medio Oriente. E poi una giornata di sensibilizzazione su apicoltura, biodiversità e sicurezza alimentare in tutte le città aderenti all'iniziativa “Comuni amici delle api”. “L’idea – mi spiega Vincenzo Panettieri Presidente di ApiMed - parte dal rilancio della Carta dei mieli del Mediterraneo approvata l’anno scorso a Tunisi. Il concorso infatti vuole mettere alla prova la qualità e gli standerd degli apicoltori mediterranei, varcando i confini nazionali ed entrando in contatto con una realtà produttiva più ampia”. Tuti collaboreranno per determinare il vincitore. Dai laboratori tunisini alle università italiane, ai centri di ricerca di Grecia o Marocco. Lucia Maddoli, di FELCOS (il fondo dei comuni umbri per la cooperazione) e coordinatrice del progetto Mediterranean CooBEEration, aggiunge che però “è anche importante creare per la prossima primavera una giornata internazionale di informazione ai cittadini per spiegare il valore dell’apicoltura come bene comune e perché l’ape è un alleato fondamentale per la difesa della biodiversità”.

In effetti sul reale valore delle api come attori primari della biodiversità sappiamo poco. Eppure si stima che l’impollinazione delle specie vegetali – di cui l’ape garantisce la continuità nella riproduzione - equivalga, in termini alimentari, a un terzo di quanto arriva sulle nostre tavole. ApiMed rappresenta 24 organizzazioni apistiche in 12 Paesi del Mediterraneo e decine di migliaia di apicoltori che producono un miele che rispetta standard definiti in difesa del consumatore e dell’ecosistema di cui le api sono inestimabili guardiani. Ma non c’è solo un obiettivo “produttivo”. Qualcuno al Forum ha fatto notare che le api che hanno le loro arnie a Gerusalemme o nei Territori occupati di Palestina, si fanno un baffo del muro. Fanno il loro lavoro in nome del miele e, senza saperlo, di un mondo senza confini.

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