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venerdì 8 dicembre 2017

Buddismo ecologismo

Chetsang Rinpoche: ambientalista
monaco e ambasciatore della Fao 
Chetsang Rinpoche è un monaco tibetano abbastanza singolare. Non è solo il rappresentante di una scuola e uno studioso molto apprezzato per la sua ricerca spirituale: è anche un ...eco monaco o, se preferite, un venerabile lama ambientalista. Oggi è a Roma per tenere una conferenza proprio su ecologia e ambiente e sull’attualità, secondo il lama, della prospettiva buddista.
Ma chi è in realtà Chetsang Rinpoche? Nato in una famiglia aristocratica di Lhasa e riconosciuto fin da bambino come la reincarnazione di uno dei più importanti tulku del Tibet (la reincarnazione del custode di uno specifico insegnamento), dopo l’insurrezione tibetana del marzo 1959 non scappa dal Tetto del Mondo ed è quindi un testimone diretto dell’occupazione cinese che gli farà pagare la sua formazione spirituale con la reclusione. Nel 1975 però riesce a fuggire in India e poi si trasferisce negli Stati Uniti. Tornerà nel subcontinente indiano solo alla fine degli anni Settante per stabilirsi a Dehradun, nell’Uttarakand, da dove inizia il suo lavoro per la la rinascita della scuola Drikungkagyu, di cui è appunto uno dei custodi. Ma il monaco ha anche altro per la testa. Alcuni anni fa crea il progetto Go Green & Go Organic e a Jangthang, in Ladhak, e inaugura nel 2014 un progetto che prevede la piantumazione di giovani alberi su ettari ed ettari di terra per un estensione di cento chilometri.

I tibetani, a cominciare dal Dalai Lama, apprezzano Chetsang Rinpoche per il suo lavoro di cura alla rinascita della scuola Drikungkagyu e per diverse opere letterarie tra cui una monumentale Storia dell’impero tibetano, frutto di una ricerca decennale, essenzialmente basata su fonti tibetane e cinesi e su manoscritti dell’ottavo-nono secolo ritrovati in una grotta circa un secolo fa. Ma il monaco deve la sua fama all’attività ambientalista che, oltre alla teoria, ne fa un eminente ecologista che mette in pratica le più svariate idee. E non solo le sue.

Una di quelle più più interessanti e innovative si deve ad esempio a Sonam Wangchuk, un ingegnere ladachi fondatore della Secmol Alternative School, una scuola di formazione ambientalista. Wangchuk si era inventato un sistema per raccogliere l’acqua durante l’inverno per poi rilasciarla nella stagione secca: un metodo semplice quanto ingegnoso. Durante il grande freddo, l’acqua viene convogliata in una sorta di “stupa di ghiaccio”. Lo stupa è un classico monumento buddista la cui funzione principale sarebbe quella di conservare reliquie ma, in questo caso, conserva l’acqua che, solidificandosi all’esposizione delle bassissime temperature, viene accumulata in una piramide di ghiaccio che si viene a formare man mano che l’acqua affluisce in un’area prescelta protetta dal sole. Questa “diga piramidale” naturale, che richiede solo un complesso sistema di tubature, rilascerà l’acqua al momento opportuno: acqua che altrimenti andrebbe dispersa. Wangchuk però aveva bisogno di fondi ed ecco che arriva Chetsang Rinpoche, un uomo che crede nella sua idea, che ha i contatti, che può trovare il modo di finanziare lo “stupa di ghiaccio”. Così il prototipo che Wangchuk e i suoi studenti elaborano un paio di anni fa – un cono ghiacciato largo venti metri e alto quaranta in grado di conservare 16 milioni di litri d'acqua – diventa un progetto: un’idea semplice e relativamente poco costoso che consente di avere un mini ghiacciaio alle porte di casa.

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