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giovedì 6 settembre 2018

Il martirio dei reporter afgani

Reporter di ToloNews
Nel Paese della guerra infinita - dove a mantenere sicurezza e ordine sono appena arrivati altri 440 soldati britannici (che crescono a 1.100), dove l'Italia contribuisce alla stabilità con 500mila euro al giorno in spesa militare e dove gli Stati Uniti, fautori del negoziato politico, hanno triplicato i bombardamenti - l'ennesima strage ieri a Kabul ha fulminato anche altri due giornalisti di ToloNews.  Nel Paese della guerra infinita - dove ogni anno crescono le vittime civili e dove ci ostiniamo a mandare soldati il cui compito è soprattutto quello di garantire la sicurezza delle loro caserme - anche il diritto all'informazione - riceverla e farla - sta diventando un privilegio sempre più caro. Come in ogni conflitto. 

Samim Faramarz e Ramiz Ahmadi, l'uno col taccuino l'altro con la telecamera, erano accorsi dopo un attentato a un centro sportivo ieri all'alba nella capitale. Ma chi gioca al tirassegno e si fa un baffo dei 440 soldati della May appena arrivati (non c'è ancora una rivendicazione) ha aspettato che ci fosse un po' di gente sul posto per mandare un'auto bomba a finire il lavoro sporco. Risultato: almeno 16 morti senza contare i feriti. Tra loro anche i due reporter. Forse per caso, forse no.

Un giornalista non è nulla di più e nulla di meno di qualsiasi altra persona: donna, uomo, vecchio o bambino. Quando è morto, smette di respirare come gli altri e se ne va. Ma la loro uccisione si aggiunge al capitolo delle tanti che cercano di fermare la libertà di espressione, il racconto della guerra, le notizie che ci fanno conoscere il mondo. Con tutti i limiti del giornalismo (tanti), la morte di un mio collega è odiosa due volte. Tolonews, catena televisiva privata, sta pagando un prezzo altissimo. Ha già perso giornalisti e tecnici in attentati mirati.

Coraggio fratelli e sorelle dell'informazione afgana, per quel che vale, siamo con voi.

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