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lunedì 14 gennaio 2019

Rimetti a noi i nostri debiti. Le parole chiave

Questo articolo firmato con Veniero Rossi è apparso il 12 gennaio su ilmanifesto

A occuparsi del popolo degli indebitati sono Srl o Spa, commercialisti, avvocati, ragionieri; o ancora associazioni antiusura, misericordie, uffici parrocchiali, Caf e così via. Srl e Spa, sono agevolmente raggiungibili ovunque e non a caso sorgono nei pressi delle stazioni o accanto, dove ci sono, alle fermate del metrò. Trovarle è facile quanto è difficile uscire dai debiti. La loro salute indica quanto sia fiorente il giro d’affari dell’aiuto.
Quello dei debitori «pellegrini» è un tragitto iniziato anni prima, magari comprando il mobilio per il matrimonio o per allestire la cameretta del figlio, cui si sono aggiunte urgenze che hanno costretto a contrarre nuovi debiti. Disavventure spesso dovute alla povertà anche in presenza di redditi continuativi e lavoro stabile. Comincia così, scansando gli usurai, un viaggio della speranza a Napoli, Roma, Milano, nel tentativo di trovare la via giusta.
Le società «intermediarie» di «riduzione debiti» rappresentano dunque l’ultima evoluzione di un settore rigoglioso e in espansione sorto con la grande crisi e la percezione che il privato possa essere il miglior cerusico per un paziente che in realtà, più che da malattia è affetto dallo sviluppo di uno schema proposto da una società fondata sulla ricerca del benessere economico ma caratterizzata da bassi salari e precarietà.
Spinti dalla necessità o aizzati dalla pubblicità si contrae un debito, il nuovo sistema per spingere i consumi. Ma poi? Ecco le parole chiave.

RIFINANZIAMENTO Contrarre un nuovo finanziamento per corrispondere l’arretrato o consentire di «ristrutturare» le posizioni esistenti spesso includendo tutti i debiti in un’unica rata mensile. In virtù dell’ampio ventaglio di offerte di prestito (alle volte mascherando le risultanze creditizie indicizzate dai centri specializzati nei rischi finanziari) si cerca di dare l’immagine di un cliente capace di restituire il prestito ma intanto lo si sovra indebita. Come si fa, infatti, a siglare un nuovo prestito se non si riesce a pagare il vecchio? Un’unica rata da restituire in tempi più dilatati equivale a più interessi da pagare.

ACCORDO Negoziato con gli istituti con cui si è indebitati; nel gergo trattative a «stralcio» cioè soluzioni che riducono l’ammontare al fine di «estinguere» le posizioni debitorie e «racchiuderle» nel nuovo finanziamento in un’unica rata.

CORRESPONSIONE PER IL LAVORO SVOLTO Nel caso di società si restituiscono percentuali su vantaggi, provvigioni, costi fissi, premi.

ASSOCIAZIONI Soggetti che operano attraverso volontari o professionisti. Hanno quote d’iscrizione o contributi. Quelle non profit alle volte riescono a svolgere gratuitamente l’intero percorso o richiedono spese e pagamenti minori. Spesso contano su aiuti economici offerti dalle Regioni o su raccolta fondi.

PROFESSIONISTI Avvocati, ragionieri, commercialisti: si occupano del caso a fronte di una parcella. Se lo fanno per solidarietà, è in maniera del tutto o parzialmente gratuita.

SINDACATI Tranne alcuni casi paiono trascurare la rilevanza della questione che sicuramente investe il ruolo del sindacalista poiché l’indebitamento si fonda su bassi salari e disoccupazione. I Caf appaiono i più reattivi: offrono da sempre servizi di consulenza legale. Tuttavia vi è una generale difficoltà se l’indebitato non può anticipare denaro per spese e onorari.
Il sistema funziona? Non è per nulla scontato che una banca riduca la restituzione di quanto ha prestato o rinunci al proprio guadagno su un cliente ancorché “moroso” o in ritardo. Con i tempi che corrono, a tassi d’interessi (apparentemente) bassi ma in rialzo, si guadagna soprattutto dalle spese di mora e dai costi fissi per i ritardi. Il fatto che il cliente sia in difficoltà non costituisce un deterrente ma semmai una forma di pressione. Per questo sembrano assurdi i roboanti annunci che offrono riduzioni anche del 70% dei debiti! Altra operazione consigliata con martellante pubblicità sui social, è la valutazione d’interessi usurai su mutui e conti correnti che potrebbe consentire la «nullità» del contratto e aiutare l’estinzione del pagamento. Ma deve essere provata e il tribunale finisce spesso per non avallarla.

SALVA SUICIDI La Legge 3/2012 prevede l’«esdebitazione», procedimento di composizione della crisi attraverso fasi e requisiti. La prima è la «meritevolezza» di chi vi fa ricorso, ossia l’estraneità alla colpa dello sbilancio. Poi, dopo la ricostruzione delle passività e la ricognizione sui crediti, si formula un piano di restituzione che, se rifiutato, assegna le proprietà eventualmente esistenti alla gestione del tribunale per soddisfare i creditori in tutto o in parte. Si basa però troppo sui conti economici senza che traspaiano o siano sufficientemente posti in risalto i perché della situazione. In alcune circoscrizioni territoriali anziché andare dal giudice occorre invece ricorrere all’istituto della mediazione assistita che, se per l’usura bancaria pare avere un senso, per l’esdebitazione ne ha molto meno: presentarsi a un collegio professionale – con poteri solo «conciliativi» e non « forzosi» verso i creditori quanto quelli di un tribunale – favorisce troppo il potere del creditore. La legge insomma pare lenta a salvaguardare il debitore dalle pretese di chi abbia già avviato il prelievo in busta paga o posto la proprietà del debitore all’asta. Rammentando che l’auspicio sia salvare la dignità e la vita, dovrebbe invece prevedere fin dal primo momento che le bocce si fermino fino al concordato e al provvedimento di un giudice.

CAMERE DI MEDIAZIONE Istituti professionali sorti per alleggerire il carico dei tribunali. Sono composte da professionisti abilitati che provano a conciliare le posizioni ma che non hanno il potere di imporre.

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