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mercoledì 31 luglio 2019

Vittime civili

“Nei primi sei mesi del 2019 – si legge nell’ultimo rapporto di Unama - il conflitto ha continuato a uccidere e mutilare migliaia di civili, allontanando le famiglie dalle loro case e colpendo servizi essenziali tra cui istruzione e sanità”. Dal 1° gennaio al 30 giugno 2019, Unama ha documentato 3.812 vittime civili (1.366 morti e 2.446 feriti), registrando una diminuzione del 27% rispetto allo stesso periodo nel 2018 e il totale più basso del primo semestre dal 2012: magra consolazione in parte legata forse all’avvio dei negoziati. I Talebani rivendicano una riduzione delle vittime a loro attribuite grazie a precauzioni prese per proteggere i civili, mentre le forze legate al governo (tra cui gruppi paramilitari di autodifesa) sostengono che la riduzione delle vittime attribuite agli antigovernativi è dovuta alle misure efficaci adottate per contrastarne gli attacchi. Le vittime civili di raid aerei sono però aumentate e se nel bilancio attribuito agli antigovernativi si registra una diminuzione del 43%, quello attribuito ai governativi vede un aumento del 31%. Una guerra che si combatte dunque anche con numeri, percentuali e la rivendicazione di essere più umani nell’uccidere. I conti del Watson Institute della Brown University dicono intanto che il costo umano della guerra tra ottobre 2001 e ottobre 2018 era già, tra Pakistan e Afghanistan, di oltre 210mila morti.

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