"Spesso una cultura del limite è sembrata appannaggio delle visioni contenitive o repressive; la realtà è che affrontare il problema del limite vuol dire immergersi in un pensiero dialettico, che è per definizione alieno ad ogni autoritarismo e ad ogni rigidità". Lo scrive Davide Assael alla fine di una lunga camminata  da Aristotele a Lucio Gambi, dal Leonardo dei limiti "sfumati" al pensiero di Charles Sanders Peirce (in due superfici contigue, di cui una bianca e una nera, il limite che le separa è nero o bianco?), dalla rivoluzione di Giordano Bruno al filosofo Martin Buber il cui pensiero si è  concentrato sulla relazione. Nel suo "Elogio del limite" (Pazzini, 2020), Assael riprende il concetto di Buber per dare al limite - al confine, per esempio, se vogliamo - un valore forte e sostanzialmente positivo. Di più, una necessità."Il limite - scrive - si presenta, nella sua contingenza, come una assoluta necessità... che separa due sponde irrimediabilmente contrapposte... è assolutamente inutile chiedersi quale dei due significati prevalga perché dipende dal punto di osservazione... le due sponde, seppur contrapposte, implicano l’una l’esistenza dell’altra. La contrapposizione implica, dunque, una complementarietà... Una logica relazionale ci pone dunque di fronte al paradosso, ben conosciuto da molte correnti della filosofia, per cui la complementarità si dà nell’opposizione".
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| Davide Assael | 
Davide Assael e' un filosofo italiano la cui ricerca si e' concentrata sul tema del limite e su quello della fratellanza nella tradizione biblica. Presiede l'Associazione Lech Lechà ed è fra i conduttori della trasmissione "Uomini e profeti" (Radio3). Docente al Master "Filosofia del vino e del cibo" dell'Università Vita e Salute S. Raffaele di Milano, collabora con Limes.

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