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mercoledì 7 ottobre 2020

La pandemia non ha fermato la guerra. Un atlante geopolitico del virus

                                                                                                                “Il 23 gennaio 2020 la città cinese di Wuhan viene sigillata. Poi è la volta di Huanggang e quindi di Ezhou.

 Secondo l’OMS isolare una città grande come Wuhan è senza precedenti nella storia della salute pubblica. Da qui che comincia la storia del Covid-19 verso cui il continente più vasto e popoloso del Pianeta adotterà risposte molto diverse”, a volte con reazioni virtuose e innovative, a volte con gestioni tardive o mistificando i dati, a volte facendo pagare la pandemia ai più poveri, agli immigrati, alla gente delle periferie. E’ quanto si legge, nella parte dedicata all’Asia, nello “Speciale Covid” prodotto dall’Associazione “46mo Parallelo” che da dieci anni pubblica un “Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo” (edito in Inglese e in Italiano) che dà conto dello stato di salute della pace nel pianeta. Nell’edizione 2020, pervenuta all’Agenzia Fides, lo Speciale riflette sullo sviluppo del Covid19 e sui suoi riflessi sugli equilibri geopolitici mondiali, riferendo gli effetti della pandemia non solo dal punto di vista sanitario e indagando le principali strategie per contenerla e sconfiggerla. Soprattutto, se ne osservano le conseguenze socio-economiche e politiche a livello mondiale. L’Atlante descrive, inoltre, i riposizionamenti strategici e militari, la rete delle alleanze internazionali, gli scontri che la pandemia ha alimentato o creato, la tregua inascoltata lanciata dall’Onu e da Papa Francesco e i casi in cui il “pretesto” del Coronavirus ha permesso “leggi speciali” e la sospensione dei diritti. Infine degli effetti sulle aree di conflitti più o meno conclamati o intesivi.
“La pandemia Covid-19 non ha fermato le guerre – si legge nella presentazione l’Atlante – e ha sostanzialmente lasciato ignorato l’appello delle Nazioni Unite e del Pontefice per una tregua. Non ha riequilibrato la distribuzione della ricchezza e il Pil mondiale è crollato ma a essere colpiti sono stati soprattutto i poveri. L’economia informale, quella di strada, che consentiva a miliardi di persone di vivere in Africa, America Latina e Asia, è stata spazzata via. E mentre tutto questo accade, immense risorse, che potrebbero essere impiegate per contrastare l’epidemia sul piano sanitario, sociale ed economic, vengono investite in armi”.

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