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domenica 16 ottobre 2022

In piazza il 5 novembre per la pace. E il cappello dei partiti

Stamattina alle 8 e mezza, il Gr del mattino di RadioPopolare - per me un appuntamento
fisso -  mi sbatte nell’orecchio come un colpo di frusta: alla manifestazione per la pace del 5 novembre, lanciata da Conte, ha aderito anche Letta, dicono nei titoli. E nel servizio
si ribadisce: un'iniziativa di Conte cui hanno aderito i movimenti della società civile e il segretario del Pd. Aderito?

Che Repubblica o il Corriere caschino nel trappolone dei partiti, che rincorrono con grande ritardo il movimento per la pace cercando di farlo proprio, non mi stupisce. Anzi, sono proprio loro ad alimentare la confusione. Ma da RP, di solito piuttosto attenta ai movimenti sociali, proprio non me lo sarei aspettato. Il movimento per la pace italiano ha cominciato a lavorare sodo dall’inizio dell’invasione russa, bersagliato dagli elmetti ben calcati in testa nelle redazioni dei giornali: sbeffeggiato, ridicolizzato, accusato di pelosa equidistanza quindi di filoputinismo. Quel lavoro è andato avanti nel silenzio assordante dei media italiani, sfidando le bombe a Odessa o Mykolaiv, organizzando carovane in Ucraina e decine di incontri nelle città e cittadine italiane. La sigla di StopTheWarNow è nota così come ora lo è quella di EuropeforPeace, il grande contenitore che ha raccolto attorno a una piattaforma non solo di NO alla guerra ma anche di proposte (Conferenza di pace Onu sul conflitto) oltre 600 associazioni e organizzazioni grandi e piccole.

Ed è qui che si è elaborata l’idea di una mobilitazione diffusa nel weekend prossimo in cento città (cento per dire tante), una fiaccolata a Roma il 21 sera e la manifestazione del 5 novembre. Lanciata dunque dal basso e su cui ora a tanti sembra una buona idea aderire. Aderire si, ma non metterci sopra il cappello. Certo, Conte ha avuto il merito – tra i partiti - di parlarne per primo ma con quell’abilità tutta politica di fiutare come va il vento. Il Pd si è accodato, come spesso accade, con ritardo (e dopo il flop di giovedi all’ambasciata russa). Altre coalizioni, come Potere al Popolo, ci saranno ma hanno evitato di rivendicarne l’idea. Che resta quella dei movimenti.

Mi auguro che quello di Rp, una redazione che stimo e per la quale ho fatto il mio primo servizio radiofonico (gratuito) nel secolo scorso (quando in Indonesia regnava Suharto!), sia stato un piccolo scivolone cui non è difficile porre rimedio. Più difficile convincere La Repubblica o Il Messaggero ma, in fondo, pazienza: con loro è una battaglia persa tanto per usare, di questi tempi maledetti, una frasario bellicista ancorché innocuo, mi pare, rispetto al fuoco incrociato (altro termine bellicista ahimè) di questi mesi contro il movimento per la pace. Ora in parte attenuato dalla consapevolezza che il movimento per la pace è l’unico soggetto (col Papa) che oltre a condannare offre altre soluzione che non la semplice scelta di mandare in Ucraina proiettili e pistole.

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