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sabato 20 dicembre 2008

IL SENSO DEGLI EROI



Sul suo blog, dedicato agli arabi invisibili, la nostra Paola Caridi ha scritto che “...tra gli arabi non si parla d'altro. E non sorprende che in Iraq vi siano state manifestazioni in cui si brandivano scarpe come si sarebbero brandite spade. Muntazer al Zaidi, il giornalista iracheno che ha tirato non una, bensì due scarpe a Bush, in una situazione di assoluto controllo da parte delle forze di sicurezza, è ora l'eroe della strada. Di quella strada araba per la quale - citazioni sentite con le mie orecchie ai quattro angoli del mondo arabo negli scorsi sette anni e mezzo - Bush è solo e unicamente un criminale di guerra, nonché il sostenitore di regimi (arabi) non democratici. Muntazer, insomma, ha vendicato l'opinione pubblica araba, contravvenendo - come scrive il libanese Daily Star, al primo dovere di un arabo: l'ospitalità”.
Se esistono ancora gli eroi è una domanda ricorrente. Muntazer al Zaidi lo è. Sarà ricordato per le scarpe e non forse per i suoi articoli ma alla fine è il coraggio, il coraggio di dirla tutta rischiando, com'è successo, le botte e la galera, che piace all'uomo della strada e non solo araba. Gli eroi son quelli che noi non siamo. Sono il nostro compagno delle elementari che ha difeso quel tale davanti a uno delle medie; sono quella ragazza che disse in faccia al preside che la scuola è nostra; sono quel tipo che ha rinunciato alla promozione perché la gente non si compra; sono quella giovane collega che ha detto al capufficio di tener giù le mani. Son quello, quella, quelli che parlano quando stiamo zitti e dicono le cose al nostro posto. Siamo loro grati, che tirino le scarpe o anche solo una saracca che non abbiamo il coraggio di pronunciare. L'eroe è sempre stato e sempre sarà. Non è solo una necessità dei tempi bui, è il toccasana che ci fa sorridere o piangere, che muove i sentimenti e che, soprattutto, si è esposto quando nessuno aveva il coraggio, la voglia, l'energia per farlo.
Il bisogno di eroismo può essere una malattia indotta dall'arma potente della propaganda che innesta miti e valori studiati a tavolino. Ma gli eroi sani son altra cosa. Vengon fuori così quando meno te lo aspetti e forse neppure loro ci avevano poi pensato su. Quel gesto della scarpa non ha fatto solo il giro del mondo dalle nostre parti o nell'area del Mediterraneo-Medio oriente. Se lo sono goduto in mezzo mondo che oggi, youtube lo vedono anche nelle favela. E non è morta li.
Il giorno dopo Bush era in Afghanistan e i giornalisti afgani lo han preso in giro mostrandogli le scarpe. Non le han tirate, ma quando alla conferenza stampa il funzionario afgano ha detto che al presidente bisognava rivolgersi col titolo di “sua eccellenza”, i giornalisti gli hanno rivolto le domande chiamandolo “Mister bush”. Erano altrettante scarpe e più difficili da evitare. E' che il gesto dell'eroe, non solo è eroico in sé, nell'atto di tirare la scarpa o, come Enrico Toti, in quello di di gettare la stampella contro il nemico (eroismo subito diventato icona della propaganda militare). E' che poi producono, gli eroi sani, un effetto a catena. Smascherano il re e quando il re viene sbeffeggiato allora tutta la corte, e il popolino, finalmente possono farlo.
Grazie Muntazer al Zaidi. Più potente di Kruscev alle Nazioni Unite, più esilarante di Wolfowitz che si leva le scarpe alla moschea di Istanbul e rivela i buchi nei calzini, più elegante di una decoltée di Gucci, più magico della favola della scarpina di Cenerentola. L'eroe è eroe quando ci libera liberandosi. Facendoci sognare. E andare a letto felici anche stasera di render liberi i piedi dalle scarpe.

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