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mercoledì 24 dicembre 2008

OPZIONE IRACHENA PER L'AFGHANISTAN




Il “surge” afgano è già cominciato. O almeno è questione di settimane. Dopo un paio di mesi di speculazioni e supposizioni, accompagnate da critiche e polemiche, l'anticipazione la dà il Wall Street Journal. Il quotidiano economico sostiene che a gennaio nella provincia di Wardak (Sudovest di Kabul) verrà creata la prima milizia tribale, la cellula su cui si basa il “surge” declinato all'afgana, strategia messa in campo in Iraq dal generale Petraeus. Sui numeri di queste milizie il Wsj non dice e ci dobbiamo accontentare di vecchie indiscrezioni che stimavano i gruppi tra i 50 e i 300 miliziani. Ma una novità c'è: dagli Stati Uniti, ideatori e finanziatori di un'operazione che, a quanto si sa dovrebbe ricadere sotto il controllo della polizia e quindi del ministero dell'Interno di Kabul, le milizie tribali non riceveranno armi. Potranno tenere e usare quelle che hanno ma, stando alle fonti del giornale, non ne riceveranno di nuove. Giusto gli stipendi che, attraverso le shure, organi tribali di consultazione, verranno poi distribuiti dai vari capi locali.
La fonte anonima che ha soffiato l'inizio del surge in Afghanistan sostiene anche che il processo sarà rapido: e forse già entro gennaio il piano di avvio generale sarà partito. Come? Il giornale non lo scrive ma si sa che gli americani hanno mappato qualche centinaio di tribù ritenute avverse ai talebani o in grado di attrarne la parte scontenta e in cerca di un nuovo lavoro. Le fonti del Wsj dicono anche che l'idea non è passata indenne da critiche, e non solo in America dove sono fioccate da diversi osservatori che ne hanno messo in luce ombre e rischi, primo fra tutti un'ulteriore polverizzazione della guerra e nuova benzina sul fuoco del warlordismo in un paese dove lo stato centrale conta poco. Del resto anche Karzai avrebbe storto il naso per questo motivo. E qui sta il punto.

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