
McChrystal, l'artefice del nuovo piano militare che ora porta la firma di Barack Obama e che prevede l'arrivo di 30mila marine e 7mila soldati dai paesi alleati, ha riconosciuto ieri che gli afgani hanno “combattuto abbastanza” e che una soluzione politica al conflitto, dunque un negoziato col nemico, è “inevitabile”.
La fonte è una lunghissima intervista (disponibile per intero sul sito del quotidiano) rilasciata al Financial Times e immediatamente ripresa da altri organi di stampa, assai più che le dichiarazioni di Gates o il piano di Karzai, che il presidente presenterà ufficialmente alla Conferenza di Londra in agenda giovedi, e che prevede la costituzione di un Trust-Fund miliardario: un fondo fiduciario che gli consenta, per dirla in soldoni, di “comprare” i talebani che combattono più per fame che per fede.

L'uscita di McChrystal coincide anche con le parole usate da Kai Eide, il dimissionario capo della missione Onu a Kabul, da tempo fautore di un piano di riconciliazione nazionale: il diplomatico norvegese ha chiesto che gli americani tolgano alcuni nomi dei ricercati per terrorismo nella loro lista nera afgana. Una richiesta fatta ufficialmente propria anche da Karzai, che ieri, dal vertice sulla sicurezza regionale che si tiene a Istanbul, ha chiesto di togliere i “nomi di talebani” dalla lista degli afgani colpiti da sanzioni Onu per presunti legami con Al Qaida.

Anche un'altra novità arriva dal summit in Turchia ospitato dal presidente Gul che vede di nuovo insieme Hamid Karzai e l'omologo pachistano Zardari e in cui sono in agenda incontri col vicepresidente dell'Iran, il ministro degli esteri cinese, col capo della diplomazia britannica Milliband, l'inviato speciale americano Holbrooke e il vice primo ministro russo. La novità viene da un'indiscrezione raccolta da Al Jazeera secondo cui sarebbe in corso una mediazione turca proprio con i talebani. I turchi infatti, digeribili a Ovest perché partner della Nato in Afghanistan con 1700 soldati (e la promessa di altri mille), sono meno indigesti alla guerriglia per due motivi: possono vantarsi di non aver mai ucciso nessuno nel paese - né un civile, né un combattente – e sono musulmani.
Praticamente sepolta o comatosa la prima mediazione apparsa un paio di anni fa e che era guidata dalla Mecca, quella turca resta per ora solo un'indiscrezione. Ma può darsi che tra ciò che uscirà da Londra e da Istanbul, qualche segnale arrivi anche a Kabul o meglio a Quetta dove avrebbe sede il Gran consiglio talebano che fa capo a mullah Omar.
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