Gli americani non lasceranno l'Afghanistan prima del 2024. Quanti resteranno dopo il 2014, la data teoricamente fissata per il ritiro, ancora non è chiaro né lo sarà a breve. Ma, stando a un'indiscrezione del Daily Telegraph, in qualche modo confermata dal ministro degli Esteri afgano Spanta, un accordo sarebbe già sotto traccia per garantire al traballante governo di Hamid Karzai di stare in piedi oltre quella data. Dovrebbe essere presentato e avallato nella Conferenza di Bonn che si terrà a fine anno in Germania, a dieci anni dallo storico summit che disegnò il nuovo Afghanistan nato dalle ceneri dell'invasione del 2001.
A quanto pare sarebbero le Forze speciali la truppa d'élite che rimarrebbe in Afghanistan con compiti ancora non chiari, al netto di un battaglione di agenti dei servizi che, com'è noto, non sono mai inclusi negli accordi alla luce del sole. Dunque Bonn potrebbe segnare, come già la Conferenza di Kabul l'anno scorso, un nuovo paletto. Spostando la data del ritiro dal 2014 al 2024. Resteremo anche noi per altri 12 anni?
Frattini è stato laconico. Si è parlato di un inizio del ritiro delle truppe italiane nel 2012 ed è stata ventilata una riconsegna agli afgani dell'area sotto nostro controllo entro il 2014. Ma è legittimo immaginare che, se le indiscrezioni del Telegraph fanno senso, anche l'Italia stia pensando a una presenza in Afghanistan che potrebbe protrarsi oltre quella data. O no? Se si, con quali compiti? Addestramento o contro insurrezione? Per ora la preoccupazione maggiore sembra quella di tenere in piedi il traballante governo di Karzai finché non sarà più chiaro il destino del Paese. Ma presupporre una presenza militare sino al 2024 significa anche immaginare che non esista una soluzione pacifica in vista. Che può essere garantita, ancorché a scalare, da una dipartita definitiva delle truppe straniere presenti sul suolo afgana. Precondizione dei talebani - sarà bene ricordarlo - per avviare una seria trattativa con Kabul.
Se Bonn dovesse sancire che soldati americani e Nato resteranno in Afghanistan per altri 12 anni anziché per due, le cose si faranno più complicate. Può darsi che le vittorie libiche abbiano ringalluzzito i comandi militari ma non dovrebbero fuorviare gli orientamenti politici che saggiamente avevano fissato a una data più ravvicinata il ritiro delle truppe. Sarebbe semmai opportuno prevedere, più che un presidio senza fine degli eserciti attuali, la formazione di una missione internazionale di peacekeeping largamente condivisa con truppe che comprendano il maggior numero di Paesi: missione con mandato Onu, Ue, della Lega araba e della Organizzazione della conferenza islamica e chi più ne ha ne metta: sarebbe, oltre che una garanzia per gli afgani che temono un ritorno dell'oscurantismo, una proposta difficilmente contestabile dagli stessi talebani. Ma Bonn non sembra orientata in questa direzione. L'Italia nemmeno. E il successo della Nato in Libia rischia di farci credere che tutto sommato si può andare avanti così. Dimenticando troppo rapidamente un decennio di gestione fallimentare in quel Paese.
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