Dopo l'attacco talebano contro un compound occupato da militari e funzionari occidentali a Kandahar - una battaglia di 15 ore - ieri la violenza della guerra si è abbattuta su Kabul e su altre zone del Paese. Almeno 14 persone, tre civili, un poliziotto e dieci soldati stranieri, sono stati uccisi da un attentato kamikaze rivendicato dai talebani contro un autocarro americano di Isaf - nella zona di Darulaman, dove ha sede il parlamento, sul lungo viale che porta all'ex residenza reale. Non è stato l'unico episodio: ad Asadabad, capoluogo della provincia di Kunar, una kamikaze si è fatta esplodere, sempre sabato, davanti alla sede dell'intelligence nazionale (Nds).
La guerra non si ferma in Afghanistan ma non è meno violenta in Pakistan, dove, dal 2001 a oggi, secondo il bilancio reso noto dalla Tv araba Al Jazeera almeno 35mila persone sono state vittime di episodi di violenza legata all'estremismo settario o fondamentalista. Un bilancio che sarebbe dunque più alto di quello della guerra “manifesta” che negli ultimi 10 anni insanguina il paese vicino.
Il fronte non è esattamente lo stesso, anche se i due conflitti – uno sottotraccia l'altro dichiarato – hanno molti elementi in comune, compresi alcuni attori che abitano in Pakistan e agiscono in Afghanistan o viceversa, come spiega molto bene Inside Al Qaeda and the Taliban di Syed Aleem Shahzad, un giovane giornalista coraggioso e ben informato ucciso nel maggio scorso proprio dopo aver dato all'editore le bozze del suo libro (non ancora disponibile in italiano).
Il Pakistan è forse dunque più in guerra dell'Afghanistan: gioevdi scorso un ordigno comandato a distanza ha ucciso due soldati pachistani nella zona di Shakai, nel Waziristan del Sud, non lontano dal confine con l'Afghanistan, mentre una quindicina di persone venivano ferite da un'esplosione nel mercato di Peshawar – bazar Rampura - sempre nel Nord-ovest del Pakistan (è la capitale della provincia del Khyber-Pakhtunkhwa). Ma altre 12 persone, tra cui una donna e due bambini, erano stati feriti il giorno prima nel mercato Shah Afzal della Pajjagi Road di Peshawar. E nelle stesse ore, droni americani colpivano il Waziristan alla caccia di Maulvi Nazir, un comandante talebano locale. Ne avrebbero ucciso il fratello e un parente. Forse anche qualche civile ne ha fatto le spese.
In Pakistan la situazione è confusa e lo è molto di più che in Afghanistan. Alcuni giorni fa è andato in onda il primo di due documentari della Bbc ("Secret Pakistan"), nei quali comandanti talebani ammettono aiuti, armi e training dell'intelligence pachistana (Isi) a guerriglieri impegnati nella guerra afgana. Ma al contempo, la cura prestata ai talebani afgani ha finito per favorire anche i talebani pachistani: non una filiazione di quelli afgani (semmai una emulazione in peggio) ma una guerriglia locale, assai più sensibile ai richiami jihadisti di Al Qaeda, convinta di dover combattere l'empio governo di Islamabad. La guerra interna pachistana non è infatti un conflitto contro gli americani o, almeno , non solo contro di loro. Per questo è ancora più pericolosa. Prende le forme della guerra civile estendendo, oltre frontiera, l'incendio nella prateria appiccato in Afghanistan
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