Valerio Pellizzari In battaglia quando l’uva è matura. Quarant’anni in Afghanistan Laterza, 2012 pp. 244, euro 18,00
Visualizzazioni ultimo mese
Cerca nel blog
Translate
domenica 28 ottobre 2012
LA BIBLIOTECA DI AMANULLAH
Dopo quarant’anni di avanti indietro tra l’Italia e l’Afghanistan, un
inviato che ha conosciuto Kabul all’epoca della repubblica,
poi durante l’occupazione sovietica negli anni Ottanta, infine
nel periodo della guerra al terrorismo, fa il punto sullo stato
dell’arte dopo dieci anni di presenza Nato. Con un bilancio
che non concede scusanti e che è stato scritto, senz’ombra di
dubbio, dalla parte degli afgani. Un libro sbilanciato, di parte
appunto, senza la ricerca di facili equilibri o imbarazzanti equilibrismi
e che in molti casi squarcia un velo di omertà disteso,
come la sabbia dei deserti afgani, su verità poco note e ancor
meno indagate. Efficace il capitolo sulle vittime civili. Pieni di
informazioni e di racconti di prima mano gli altri capitoli.
Due nei: l’assenza dell’Italia, il cui ruolo nel conflitto appare
del tutto secondario se non per qualche rara citazione , e un totale vuoto sull’esperienza dell’autore durante l’epoca sovietica,
quando Pellizzari arrivò ad essere per un lungo periodo l’unico
inviato europeo autorizzato da Mosca a risiedere nella capitale
afgana («Le cose che scrive non ci piacciono – gli dissero una
volta prima di stampigliargli il visto – ma almeno lei racconta
la verità»). Due mancanze cui il giornalista potrebbe forse rimediare
con un nuovo libro che aiuti a illuminare un periodo
su cui la storiografia è avara di analisi e ricerche (l’occupazione
sovietica) e su un Paese (l’Italia) sul cui ruolo generale in Afghanistan
nessun autore è ancora riuscito ad andare a fondo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento