Cosa rischia la moglie del dissidente Ablyazov espulsa in Kazakistan con la figlia minorenne il 31 maggio? Che garanzie stiamo fornendo a una donna oggetto di rimpatrio coatto su cui abbiamo fatto marcia indietro? Come si sta muovendo il governo oltre ad autodifendersi ed autoassolversi? L'opposizione chieda all'esecutivo di spiegare subito in parlamento a quali misure la nostra diplomazia sta lavorando
Il governo kazako ha fornito al governo italiano formali rassicurazioni sulla sorte di Alma Shalabayeva, la moglie di Mukhtar Ablyazov che si trova in casa di parenti ad Almaty, la vecchia capitale. Non sarebbe agli arresti domiciliari ma ha l'obbligo di firma e non può lasciare il Paese, misure equivalenti agli arresti domiciliari. Cosa nota per altro dal 7 giugno scorso quando ai giornalisti kazaki il procuratore Johann Merkel spiegò che Alma è indagata per possesso di documenti falsi, accusa all'origine della sua deportazione da Roma e poi rivelatasi non veritiera. Secondo TengriNews, web giornale kazako, per il ministero degli Esteri kazako "Shalabayeva non è in stato di detenzione o agli arresti domiciliari e non è accusata dei crimini di Ablyazov e pertanto non sarà perseguita per le sue azioni. Tuttavia – aggiungono le fonti riportate dia media locali - è un testimone importante e sarà interrogata per definire la posizione del marito, nonché in relazione ai passaporti falsi emessi in Kazakhstan". La nota non è di ieri: è del 6 giugno scorso ed è del tutto simile a quella spedita due giorni fa alle autorità italiane. Il passaggio contiene due elementi: il primo riguarda l'interrogatorio presumibilmente già avvenuto e su cui sarebbe bene chiedere chiarimenti. Il secondo è ancora più allarmante: riguarda infatti non solo il suo passaporto ma quelli che sarebbero stati dati ai parenti di Ablyazov consentendo loro di lasciare il Kazakistan. Passaporti che sarebbero falsi. La sua posizione a riguardo sarebbe in “fase di definizione” e aggraverebbe quella che, secondo i kazaki, è l'imputazione per cui è formalmente "sorvegliata": possesso di un passaporto falso.
Il 4 giugno un tribunale kazako ha comminato due condanne in relazione al rilascio di 9 passaporti a parenti di Ablyazov: il tenente Zhomart Kushaliyev è stato riconosciuto colpevole di aver preso tangenti ed è stato condannato a 9 anni di reclusione con la confisca dei beni. L'ispettore Dametken Kuzembayeva è stato riconosciuto colpevole di aver preso tangenti e condannato a 7 anni e 2 mesi oltre alla confisca dei beni.
Inoltre, nell'ottobre del 2012 un tribunale di Atyrau (città di confine sul Mar Caspio) ha emesso altre due condanne per il professionista Asylbek Saifullin e l'ispettore di polizia Zhomart Kushaliev sempre per tangenti ottenute per aver favorito l'uscita dal Paese di parenti di Ablyazov e della moglie. Il punto è un altro: tra i corruttori menzionati dalla stampa locale figurano diversi nomi della famiglia Shalabayev tra cui la stessa Alma (non erano presenti al processo). Tireranno ancora fuori questa storia? Che elementi di garanzia l'Italia ha chiesto o chiederà attraverso i suoi canali diplomatici?
Tutto porta a constatare che, considerata la condizione in cui versa la giustizia kazaka, i rischi che corre Alma Shalabayeva sono enormi e comunque legati non a reati specifici ma semmai al desiderio di lasciare il Paese onde evitare ritorsioni. Il filmato qui sotto ben rappresenta il clima (anche grazie alla colonna sonora) che ha accompagnato il suo rientro coatto dall'Italia.
Che il governo Letta sia preoccupato soprattutto della sua tenuta e di evitare l'espandersi di una figuraccia internazionale si può capire. Persino la (debole) linea di difesa dei ministri (non sapevano anche se ai primi di giugno sia Alfano sia Cancellieri dissero che la pratica di espulsione era “regolare”). Comprensibile anche lo scarica barile di Emma Bonino che però non fece molto di più che una sfuriata al ministro degli Interni che le apparve sorpreso e poi furibondo. Quel che non funziona è la debole azione italiana per la salvaguardia della posizione di Alma e di sua figlia Alua che, come ha paventato Ablyazov, rischia di finire in un orfanotrofio. L'errore è stato grave ma ora bisogna correre ai ripari ottenendo garanzie un po' più che formali di quelle ottenute finora dalle autorità kazake che non aggiungono nulla di più a quanto già si sapeva agli inizi di giugno.
Va bene la relazione del Capo della polizia sulle responsabilità e deglutiremo anche la caduta di qualche testa minore. Ma chi sta pensando ad Alma Shalabayeva? Siamo certi che la Farnesina ci sta pensando ma allora l'opposizione metta pure sulla griglia Alfano, ma chieda che il governo riferisca immediatamente su quanto sta facendo per garantire che in Kazakistan sulla griglia non ci finisca Alma.
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