Le autorità kazake inseguono da mesi i sodali di Ablyazov: in Spagna, in Polonia, in Italia, in Gran Bretagna, in Francia. Tutti hanno reagito con cautela alle accuse di Astana. Tranne Roma
Oltre allo scenario italiano c'è anche uno scacchiere internazionale - dove per ora l'Italia figura essere la pedina più debole della partita, - che riguarda un'operazione a tutto campo della dittatura di Nursultan Nazarbayev per eliminare ogni opposizione al regime. Non solo Mukhtar Ablyazov dunque (marito di Alma, oppositore politico ed ex presidente della Banca TuranAlem) ma anche i suoi sodali, ricercati in tutta Europa, braccati, arrestati, interrogati e – nel caso italiano – opacamente espulsi. E' bene conoscerlo anche perché, purtroppo, il nostro Paese figura essere stato il più prono alle richieste dell'autoritario regime di Astana. Della cosa peraltro si sta occupando anche il Parlamento europeo, a cominciare dalla richiesta dell'eurodeputata francese Nicole Kiil-Nielsen che il 24 giugno ha presentato un’interrogazione urgente in cui ipotizza anche un ruolo dei servizi italiani: scrive che la vicenda «suggerisce una collusione manifesta tra gli agenti dei servizi speciali italiani e le autorità del Kazakistan, Paese dove è pessimo il bilancio in materia di diritti umani».
Se fosse ipotizzabile quanto adombra l'europarlamentare (un tema che sta trovando spazio anche sulla stampa italiana), sulla vicenda si aprirebbe uno scenario del tutto nuovo che, oltre a Esteri, Interni e Giustizia, tirerebbe in ballo anche la Difesa, il suo titolare e un sottosegretario. Il primo è il ministro Mario Mauro, tra l'altro dal 2004 al 2009 vice presidente del parlamento europeo nonché capo della delegazione Pdl all'europarlamento dal 2009 al 2013 fino al suo trasloco in Scelta civica: ci fosse stato un coinvolgimento dei nostri 007, come sostenuto dalla deputata di Europe Écologie-Verdi si tratterebbe quasi sicuramente dell'Aise (l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna che si occupa «delle minacce provenienti dall'estero»), diretta dal generale Adriano Santini. Il secondo è invece il senatore Pd Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alla sicurezza della Repubblica, le nostre "barbe finte". Se sono entrate in funzione dovrebbero saperlo o potrebbero smentirlo.
Ma veniamo alle pressioni kazake. Astana di fax ne ha mandati diversi via Interpol contrassegnati dalla dicitura “red notice”, “allarme” che prefigura - oltre alla richiesta di arresto - una futura domanda di estradizione. Uno di questi è del 23 maggio 2012 e riguarda Alexandr Pavlov, guardia del corpo di Mukhtar, e accusato di appropriazione indebita. Arrestato l'11 dicembre in Spagna rimane in cella in attesa della richiesta di estradizione che arriva aggiungendo al reato finanziario quello di “terrorismo”. Ma per ora Madrid, cui Pavlov ha chiesto asilo politico, non ha ancora autorizzato l'estradizione rinviando l'udienza dopo aver vagliato negativamente le motivazioni di Astana.
In un altro caso le autorità europee hanno agito con ancora maggior cautela: un altro associato di Mukhtar, Muratbek Ketebaev, viene arrestato in Polonia il 12 giugno sempre su richiesta di Astana. Lui e Pavlov sarebbero le menti di attentati terroristici progettati nel 2012 ad Almaty (la vecchia capitale), sventati in tempo dai servizi kazaki. Ma i polacchi, dopo averlo interrogato, rifiutano la richiesta di estradizione e lo rilasciano. «Mi sembra – dice a Radio Free Europe l'avvocato spagnolo Maria Costa Nuche che difende Pavolv - che tutto sia legato alla politica. Visto che non possono raggiungere Mukhtar Ablyazov, cercano di raggiungere tutte le persone che lo circondano, che includono Muratbek Ketebaev, la sua ex guardia del corpo, la moglie e la figlia». Espulse dall'Italia senza troppi convenevoli.
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