Dopo un vertice a Palazzo Chigi il governo italiano ha annullato l'espulsione di Alma Shalabayeva Ablyazov e di sua figlia Alua di 6 anni che il 31 maggio scorso subirono un rientro forzato in Kazakistan dove adesso sono agli arresti domiciliari. «La signora Alma Shalabayeva potrà rientrare in Italia, dove potrà chiarire la propria posizione» recita il comunicato del governo che, aggiunge la nota, si sarebbe «immediatamente attivato colti i profili di protezione internazionale che il caso ha sollevato» al fine di «verificare le condizioni di soggiorno in Kazakistan della signora e della figlia». Il governo si assolve, ma fino a un certo punto: dall'indagine interna emerge infatti che delle procedure di espulsione non era stata fatta comunicazione ai vertici di Palazzo Chigi: né a Letta, né a Bonino, né a Cancellieri e nemmeno ad Alfano. Ammissione imbarazzante su cui dovrebbe ora indagare il capo della Polizia. La pezza tardiva (molto simile a quella messa dal governo per la vicenda marò dopo un tira e molla ben più lungo) non mette comunque fine a iniziative, ricerche e supposizioni sull'oscura vicenda dell'arresto e di un'espulsione frettolosa e sospetta su cui grava l'ipotesi di forti pressioni esterne. Una vicenda che ogni giorno ha registrato novità sul fronte politico, come la richiesta di dimissioni di Alfano giunta oggi dal movimento pentastellato (la presenta al Senato) e da Sel (lo farà alla Camera) che in un'interrogazione chiede lumi su rapide promozioni in Polizia proprio a ridosso della vicenda....
segue domani su Lettera22
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