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domenica 23 marzo 2014

La rettifica (poco credibile) dei talebani

La bandiera talebana
I talebani si son o sentiti in dovere di precisare oggi che non è colpa loro se la famiglia di un giornalista afgano Sardar Ahmad è stata sterminata, ivi compresa moglie e figli del senior reporter dell'Afp. Spiegano sul loro sito che "...From the beginning the Islamic Emirate has based its campaign on the sublime principles of Islam including the protection of women and children from the trauma of war. The blessed religion of Islam prohibits the killing of women and children even in times of war" e di conserva che sono gli stranieri e i loro pupazzi a uccidere donne e bambini, comprese le vittime di giovedi sera all'hotel Serena. Ci sono evidentemente due buoni motivi per questa reazione rapidissima: il primo è  il tema delle vittime civili, specie se donne e bambini, uno degli elementi più forti nella ricerca (e quindi nella perdita) del consenso. E questa volta non si può incolpare un anonimo Ied (bomba sporca) messa da abili mani sul ciglio di una strada.

In secondo luogo c'è di mezzo un giornalista, tanto che l'azione al Serena ha fatto decidere a un migliaio di colleghi di Sardar Ahmad per il silenzio stampa sulle attività dei talebani. Tra reazioni di vario tipo, compresa una manifestazione oggi a Kabul davanti all'albergo, questa volta si può proprio dire che i talebani  hanno fatto, più che un'audace dimostrazione di forza, un gigantesco buco nell'acqua. Come testimonia la loro rapidissima precisazione.

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