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lunedì 17 marzo 2014

Le elezioni afgane e lo specchio della moneta

Uno dei tanti sistemi per vedere che aria tira in un Paese è osservare la fluttuazione della sua moneta. Dando un'occhiata, ovviamente, anche a quel che accade a quella dei vicini di casa.

In Pakistan, per esempio, la rupia - che negli ultimi anni si era deprezzata rispetto al dollaro di circa la metà - ha riguadagnato terreno. Un 6,5% sul biglietto verde lo ha recuperato recentemente durante le prime settimane di marzo con una corsa notevole che si è poi assestata su una rimonta del 5%, sufficiente però a dar qualche stimolo all'economia del Paese. E l'afghani, la moneta dell'Afghanistan?

La divisa di Kabul è stata piuttosto stabile per diversi anni toccando un massimo di 53-55 afghani per dollaro ma arrivando a valerne solo 50 fino a non molti mesi fa. Adesso però le cose sono cambiate e anche l'afghani risente, molto probabilmente, di almeno tre fattori. Strutturalmente la forza della moneta afgana ha reso sempre meno competitivo comprare in Afghanistan rispetto a Pakistan, Tajikistan e Iran. Poi c'è l'imminenza del ritiro e la fine della manna finanziaria garantita da un traffico di valuta e di merci dovuto alla presenza di oltre 100mila soldati e decine di migliaia di contractor. Infine le elezioni: una fase di incertezza che determina uno stallo e, con ogni probabilità, uno stop degli investimenti in valuta. In sostanza non si sa davvero chi vincerà la partita e anche la moneta resta a guardare. Perdendo valore. 

La quotazione odierna è di 57,30 per dollaro e di 79,40 per euro (erano rispettivamente 50 e 70 solo sei mesi fa). Rispetto a soli sei mesi fa, siamo quasi a un guadagno del 10% per chi adesso compra valuta locale con dollari o euro. 

Se non ce ne fosse abbastanza, anche il mercato immobiliare si è fermato: avrebbe perso, in termini di costo dei terreni e delle abitazioni, circa un 50% del suo valore.


Sopra a sinistra il nuovo afghani. A destra la rupia pachistana

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