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mercoledì 11 febbraio 2015

La rivincita di Kejri, lo schiaffo al Bjp, la sonora sconfitta del Congresso

I risultati finali della tornata elettorale per l'amministrazione del territorio della capitale sono andati assai più in là delle già rosee previsioni degli exit pool. Il responso finale delle urne di New Delhi da’ infatti una maggioranza blindata all'Aam Aadmi Party (Aap) di Arvind “Kejri” Kejriwal che, dopo un anno di amministrazione controllata, guadagna il governo della capitale. Ma la vera notizia è un altra: se è stupefacente che l'Aap abbia guadagnato la quasi totalità dei 70 seggi dell'Assemblea della capitale (67, ne aveva 28), il Bharatiya Janata Party (Bjp) – il partito nazionalista e identitario del premier Narendra Modi uscito vittorioso dalle politiche dall'anno scorso – riceve uno schiaffo elettorale che segna in modo inequivocabile una battuta d'arresto della sua affermazione nel Paese, che potrebbe avere ripercussioni su altre elezioni in altri Stati: passa da 31 a 3 seggi. Ma fa una fine ancora peggiore il Partito del Congresso (Indian National Congress) di Sonia Gandhi che, almeno a Delhi, sparisce completamente dalla scena politica (nessun seggio, ne aveva 8).

I dati messi assieme da diverse fonti attraverso gli exit pool avevano attribuito tra 39 e 48 seggi al partito anti corruzione (Aap), seguito con 33 dal partito di Modi (Bjp) che nelle passate elezioni di Delhi era comunque arrivato prima dell’Aap e del Congresso ma senza poter formare un governo. Ed era stato proprio grazie ai seggi guadagnati dal Congresso che Kerjwal aveva (sommandoli a quelli di altri due partiti più piccoli) potuto formare il suo governo godendo di una più che solida maggioranza. Ma questa volta l'Aap non ha bisogno di nessuno, ultrapremiato da consensi a valanga ottenuti in tutti gli strati sociali e distretti elettorali con una percentuale altissima di votanti: il 67% dei 13 milioni di aventi diritto (in termini percentuali l’Aap ha guadagnato il 54,3% contro il 32,2% del Bjp).

Pur premiato dalle urne nel 2013 e dopo aver abilmente costruito un'alleanza col Congresso, Kejriwal aveva però abbandonato il suo scranno di chief minister dopo nemmeno due mesi di governo, dimettendosi il 14 febbraio 2014, in contrasto sia col Congresso sia col Bjp che avevano bloccato nel “parlamentino” di Delhi il Jan Lokpal Bill - la legge anti corruzione proposta dagli attivisti della società civile, movimento da cui nel 2012 è nato l'Aap - con una melina molto simile a quella adottata nel parlamento nazionale per bloccare una legge statale quasi gemella ma corretta da decine di emendamenti. Arvind poi aveva sfidato Modi nelle legislative ma aveva anche perso clamorosamente forse proprio per via del suo gran rifiuto, probabilmente poco digerito dalla base elettorale a Delhi e, di riflesso, sul piano nazionale. L'abile Arvind se n'è reso conto e ha impostato la sua nuova campagna a Delhi, oltreché su promesse al ceto più povero, chiedendo ufficialmente scusa per la scelta di aver lasciato dopo pochi giorni di governo.

Il Bjp, sperando di contrastare Kejriwal sul suo stesso terreno, gli ha schierato contro l'ex poliziotta e attivista civile Kiran Bedi, sfruttando sia il passato di militante della Bedi (indigesta però a una parte del partito), sia giocando sul prestigio personale di Modi che ora, dicono i suoi detrattori, ha finito per trasformare la sua forza in un'arroganza che -almeno agli indiani della capitale – non è piaciuta. Non ha evidentemente giocato a favore nemmeno l'assist che gli ha fornito recentemente Barack Obama quando. a gennaio, è venuto a Delhi per concludere un accordo sul nucleare civile e ha trattato da pari un uomo che, per il suo passato come governatore del Gujarat (dove si sono svolti in passato pesanti pogrom anti musulmani), non era gradito negli Stati uniti.

Nel giorno dei risultati arriva infine sulla candidata di Modi anche un'altra tegola: la sua Ong – Navjyoti India Foundation – ha ricevuto fondi dal magnate dei diamanti H. R. Metha, al momento nell'occhio del ciclone per un'indagine su fondi neri in banche europee. In cambio, Kiran Bedi era andata come testimonial a Dubai a sostenere alcune attività caritatevoli della Rosy Blue, l'holding di Metha. Più di un motivo adesso per la candidata trombata per leccarsi le ferite.

Modi ha fatto buon viso a cattivo gioco: è stato il primo a congratularsi con Kejriwal e ha promesso il pieno sostegno del governo centrale. Attualmente però il suo partito non riesce nemmeno a essere opposizione. Per farlo occorrono almeno sette seggi e il Bjp non arriva alla metà.

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