Che
Islamabad abbia un ruolo più che rilevante nell'avvio del
processo negoziale è fuor di dubbio, come fuor di dubbio è che la
notizia della morte di un leader che
aveva appena dato luce verde ai colloqui rompe tutti gli esili fili sinora tessuti. Che il Paese dei puri avesse in animo di cambiare strategia
e di favorire una pace afgana seppur sotto egida pachistana lo si è
capito due anni fa: quando i pachistani, resisi conto che il “contagio
talebano” aveva ormai creato problemi anche in casa (con la nascita
del Tehrek-e-Taleban Pakistan, i talebani pachistani ben più
agguerriti, qaedisti e sanguinari dei cugini afgani), hanno
cominciato a bombardare il Nord Waziristan, sede non solo dei gruppi
radicali locali ma anche santuario dei talebani afgani e dei colleghi
jihadisti uzbechi, ceceni o cinesi.
L'operazione Zarb-e-Azb, condotta con aviazione e truppe di terra dopo il fallimento di un tentativo negoziale, ha iniziato però a produrre il trasferimento di centinaia di guerriglieri dal Pakistan all'Afghanistan. Kabul però ha iniziato a ripagare Islamabad con la stessa moneta usata dai pachistani che per anni han coccolato la guerriglia afgana cui Islamabad garantiva rifugi sicuri in cambio di un controllo sulla guerra. Anche Kabul si è messa a fare lo stesso, lasciando ai talebani pachistani la possibilità di trovare rifugio in Afghanistan ("ospitava" ad esempio mullah Fazlullah, uno dei capi del Ttp).
L'operazione Zarb-e-Azb, condotta con aviazione e truppe di terra dopo il fallimento di un tentativo negoziale, ha iniziato però a produrre il trasferimento di centinaia di guerriglieri dal Pakistan all'Afghanistan. Kabul però ha iniziato a ripagare Islamabad con la stessa moneta usata dai pachistani che per anni han coccolato la guerriglia afgana cui Islamabad garantiva rifugi sicuri in cambio di un controllo sulla guerra. Anche Kabul si è messa a fare lo stesso, lasciando ai talebani pachistani la possibilità di trovare rifugio in Afghanistan ("ospitava" ad esempio mullah Fazlullah, uno dei capi del Ttp).
Seppur obtorto collo il Pakistan, vessato dalla guerra
interna con gli islamisti di casa e preoccupato della nascita di un
Daesh pachistano (il progetto califfale del Grande Khorasan), ha
dovuto così scendere a patti con Kabul. La strategia è cambiata e
il Pakistan ha optato per una soluzione che potesse accontentare
tutti. A un patto però: che la pace avesse un certificato di
garanzia pachistano e che fosse Islamabad a dettare l'agenda. Ma la
notizia di queste ore complica le cose. E sembra uscita proprio per
mettere in difficoltà il Paese dei puri e far fallire per l'ennesima
volta la speranza di un cessate il fuoco.
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