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giovedì 16 luglio 2015

Afghanistan: il Paese più pericoloso per gli umanitari

Uno dei tanti appelli per la liberazione
 di Giovanni Lo Porto, umanitario ucciso,
 paradossalmente, da "fuoco amico"
Con buona pace di chi pensa che gli operatori umanitari siano perdigiorno in cerca di avventura, l'Aid Worker Security Report del 2015 - di cui sono stati resi noti alcuni dati prima della sua uscita in autunno -questa è davvero una professione ad alto rischio specie in Paesi come Afghanistan, Siria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e  Pakistan dove si registra il 65% delle violazioni che hanno totalizzato 190 attacchi nel 2014 contro 329 operatori umanitari in 27 Paesi: di questi 120 sono stati uccisi, 88 feriti e 121 sequestrati. L'Afghanistan detiene il primato, come sottolinea  oggi la stampa afgana.

La copertina del bollettino
umanitario di Ocha (Onu)

Nel Paese dove quindi la guerra è in teoria finita, non solo si continua a morire ma è sempre molto pericoloso portare soccorso, specie per il personale locale. In generale, dice il rapporto, gli attacchi sono diminuiti rispetto all'anno precedente (meno 30%) ma in alcuni Paesi l'emergenza e il rischio restano elevati. Una speranza arriva, almeno per l'Afghanistan, dalle dichiarazioni ufficiali pubblicate ieri mattina sul sito dei talebani con le quali mullah Omar benedice il negoziato di pace (comunque in acque turbolente). Il secondo round negoziale dovrebbe tenersi tra una quindicina di giorni.
Ma da qui alla pace la strada resta ancora in salita.

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