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Arg, il palazzo presidenziale di Kabul |
Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo ma è sicuro che si tratta in gran parte di civili. Nell'
attacco di ieri i morti (almeno una ventina) e i feriti sono in gran parte cittadini di una capitale che ormai quasi ogni giorno vede una strage. Ieri pomeriggio verso le due, poco dopo l'ora di pranzo, un guerrigliero si avvicina a un posto di polizia nel quartiere di Deh Mazang (Forze di ordine pubblico e di frontiera) e cerca di entrare nella base ma viene fermato sull'ingresso. Si fa esplodere e trasforma Kabul nell'ennesimo palcoscenico di una strage. I talebani la rivendicano. E il conto delle vittime continua a crescere: soltanto tra agosto e ottobre 2015 si sono verificati più di 6mila incidenti con un bilancio di 3600 civili uccisi o feriti. Dati ormai superati e che continuano a crescere come quelli degli sfollati interni che – ha denunciato l'Onu appena qualche giorno fa durante un appello per almeno 400 milioni di dollari in aiuto umanitario per il 2016 – nel solo anno passato sono stati almeno 300mila.
Ma nel mirino del terrore non c'è solo la gente comune (benché i talebani abbiano dichiarato di seguire un “codice di condotta” per evitare le vittime civili): in ballo c'è il tentativo – l'ennesimo – di un negoziato di pace. Che non riesce a decollare nonostante i
tentativi di Pugwash e quelli della cosiddetta "Quadrilaterale", un comitato (Afghanistan, Pakistan, Usa e Cina) che sta cercando di mettere in piedi un'agenda per possibili colloqui. Ma oggi il
presidente Ghani ha chiarito che non si tratta con gli stragisti
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