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giovedì 17 marzo 2016

Pace in Afghanistan. E il vecchio islamista disse si

Classe 1947, è nato
 nella provincia di Kunduz
L'Hezb-e-Islami, il partito islamista pashtun di Gulbuddin Hekmatyar - che ha un braccio politico in parlamento e un esercito nelle montagne afgane - lo aveva anticipato in febbraio, rendendo noto che non era da escludere una sua partecipazione al negoziato di pace tra guerriglia e governo. Poi, a sorpresa, qualche giorno fa, il gruppo ha detto si al negoziato promosso da Kabul che al momento però è al palo dopo che i talebani di mullah Mansur han detto no. I primi passi sono già in corso.

Hekmatyar sostiene che nonostante gli americani non se ne siano andati (precondizione principe della guerriglia per avviare negoziati) il suo partito è disposto comunque al dialogo perché vuole dimostrare che l'Hezb vuole la pace. In realtà di Hekmatyar non c'è molto da fidarsi: è un uomo che ha attraversato tutte le stagioni della guerra afgana e cambiato posizione, alleati e ideologie a seconda della situazione. Gode di un discreto potere in certe aree del Paese nelle regioni  settentrionali e orientali (è originario di Kunduz)  ma il suo legame coi talebani è sempre stato soprattutto tattico. Di fatto è un soggetto per i fatti suoi pronto, domani, ad allearsi, se davvero gli convenisse, anche con Daesh. E' comunque un personaggio con cui è d'obbligo fare i conti e scendere a patti. E se il fronte della guerriglia si scompagina, tanto meglio. La pace si fa quando il punto di non ritorno mostra le debolezze che, nel caso afgano, sono un segno che ormai tocca tutti i contendenti. C'è una stanchezza della e nella guerra? Staremo a vedere. Per ora il fronte caldo è più a Ovest, in Medio oriente. E questo aiuta

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