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martedì 5 dicembre 2017

Un ricordo di Giovanni Bensi

L’ISIS: DALLE RADICI AL CROLLO
In ricordo di Giovanni Bensi

La Biblioteca Archivio del CSSEO, in collaborazione con il Centro studi sul Caspio e il Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione, organizza mercoledì 6 dicembre alle ore 12, 30, nell’Aula 6 del Campus di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bergamo (via Moroni 255), l’incontro “L’ISIS: dalle radici al crollo”.
Intervengono Michele Brunelli, Carlo Frappi, Emanuele Giordana e Fernando Orlandi.

Nell’ultimo periodo lo Stato Islamico (o ISIS o Daesh) ha incassato una dura serie di pesanti sconfitte e il collasso come organizzazione territoriale. Ma il progetto dello Stato Islamico resta quello di estendere i confini di un neo Califfato a tutta la comunità dei musulmani sunniti oltre il mondo arabo. In Asia le aree di un conflitto ormai permanente, come nel caso afgano o pachistano o nel caso della guerra sempre sotto traccia tra India e Pakistan, si presentano come un terreno ideale. Così il nuovo revivalismo islamico nelle repubbliche centroasiatiche dell’ex Unione Sovietica o nelle provincie meridionali musulmane della Thailandia o, ancora, in Paesi attraversati dal contrasto tra governo e comunità musulmane come nel Sud filippino, in quel vasto territorio insulare che fa dell’Indonesia il Paese più musulmano del pianeta o ‒ per venire a fatti recentissimi ‒ nel dramma dei Rohingya, cacciati dal Myanmar in Bangladesh.
Come mai e con quali strumenti ha funzionato il messaggio dello Stato Islamico e qual è il contesto in cui opera? A rispondere a queste domande contribuisce un recente volume curato da Emanuele Giordana (“A oriente del Califfo. A est di Raqqa: Il progetto del gruppo Stato Islamico per la conquista dei musulmani non arabi”, Rosemberg & Sellier), testo in cui ci si interroga su cosa può restare, anche dopo la caduta di Raqqa, del messaggio di Al-Baghdadi in paesi così distanti dal cuore e dalla cultura mediorientale e in che contesto è maturato e cosa ha spinto un giovane di Giacarta, di Dacca o del Xinjang a scegliere la spada del Califfo e la sua violenta lettura del Corano.

Ci aiuta, invece, a comprendere le antiche origini del jihadismo e dell’idea di ricostruzione del Califfato il libro postumo di Giovanni Bensi (“Il mito del Califfato”, Teti). Ricco di informazioni, il lavoro di Bensi offre una prospettiva altra, argomentando come l’idea di jihadismo e di Stato Islamico non sono sorte in Medio oriente: le origini del Califfato, come suggerito dal titolo del libro, vanno cercate molto più a est, nel subcontinente indiano e nel pensiero del teologo e politico musulmano Sayyd Abu l-A’la Maududi (1903-1979). Assai poco conosciuto in Occidente, Maududi nel mondo islamico è ritenuto uno dei principali pensatori del Ventesimo secolo. A lui si deve la fondazione nel 1941, del Jamaat-i Islami, nell’allora India britannica. Maududi sviluppò l’idea di uno Stato Islamico dove ogni aspetto della vita singola e collettiva sono plasmati dai dettami dell’Islam. Le sue dottrine hanno segnato tutto il pensiero jihadista.
Giovanni Bensi, deceduto il 6 marzo 2016, non ha potuto osservare il rapido disfacimento territoriale attualmente subito dallo Stato Islamico. Ma con lungimiranza ha saputo intuire come l’aspirazione a ristabilire un Califfato, sull’onda lunga dell’umiliazione per la fine dell’Impero Ottomano, sia la più forte “nostalgia” insita nel mondo e nella cultura musulmana. Una nostalgia che si nutre, si autoalimenta della propria efferatezza, e che la forza militare da sola non può sradicare completamente.

Questi temi vengono affrontati nell’incontro “L’ISIS: dalle radici al crollo”, che si terrà mercoledì 6 dicembre alle ore 12, 30, nell’Aula 6 del Campus di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bergamo (via Moroni 255).
Intervengono Michele Brunelli, Carlo Frappi, Emanuele Giordana e Fernando Orlandi.

“A oriente del Califfo. A est di Raqqa: Il progetto del gruppo Stato Islamico per la conquista dei musulmani non arabi”, a cura di Emanuele Giordana. Con i contributi di Paolo Affatato, Giuliano Battiston, Guido Corradi, Tiziana Guerrisi, Matteo Miavaldi, Massimo Morello, Andrea Pira, Ilaria Maria Sala, Lucia Sgueglia (Rosenberg & Sellier, pp. 192, € 15,00).
Giovanni Bensi, “Il mito del Califfato. Le radici indiane dell’ISIS” (Teti, pp. 198, € 16,00).


Per oltre cinquanta anni Giovanni Bensi ha seguito e commentato ogni giorno le vicende dell’Unione Sovietica prima e della Russia e degli stati successori poi, in questo facilitato dalle straordinarie competenze linguistiche e storico-culturali.
Nato a Piacenza il 19 dicembre 1938, appassionato allo studio delle lingue già in giovanissima età, da autodidatta affronta anche lo studio della lingua russa che presto domina con maestria.
Nel 1964 inizia a scrivere per il quotidiano “Italia” (oggi “Avvenire”) e a collaborare con il CESES, diretto da Renato Mieli. Nel 1972 si trasferisce a Monaco di Baviera per lavorare a Radio Svoboda, dove per decenni ha condotto trasmissioni quotidiane in russo.
Dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan, Bensi viene mandato a Peshawar, nella Tribal Zone del Pakistan, a costruire il servizio di trasmissioni di Radio Svoboda indirizzate ai militari dell’Armata Rossa che occupavano quel paese. Tra il 1980 e il 1987 soggiorna per lunghi periodi in Pakistan. La sua curiosità lo porterà a frequentare una madrassa e a studiare all’università islamica “Dar-ul-‘Ulum”, frequentando corsi di lingua araba, persiana e urdu, oltre che di storia dell’Islam.
Nel 2003 si ritira da Radio Svoboda, rientrando dopo decenni in Italia. Nel 1997 era stato tra i costitutori del Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale (CSSEO).
Giovanni Bensì era sapiente, tanto sapiente quanto modesto. È stato uno studioso di primaria levatura e un grande giornalista, scrupolosamente attento ai fatti e lontano dell’ufficialità mediatica e dalla retorica.
A lui dedichiamo questo incontro di Bergamo.

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