Trump: ondivago e contraddittorio |
incontrato, durante l’ultimo vertice della Nato, il presidente Trump che tra l’altro – al contrario di quanto avveniva con Karzai – non lo ha mai ricevuto alla Casa Bianca. Eppure, se è vero quel che riporta il New York Times citando per ora fonti anonime (che sono però poi state in qualche modo confermate del generale Nicholson, ex comandante delle truppe Nato e Usa nel Paese che è stato smentito subito dopo), qualcosa sta cambiando radicalmente nella politica americana nella guerra più lunga del secolo. Secondo il quotidiano il presidente avrebbe autorizzato i suoi diplomatici a cercare la strada per avere colloqui diretti con la guerriglia. Una cambio di strategia a 360 gradi visto che finora i negoziati diretti – come chiedevano i talebani - son sempre stati rifiutati da tutte le amministrazioni stelle strisce. Agli inizi del mese il segretario di Stato Mike Pompeo è stato a Kabul e con la sua visita sarebbe iniziato un lavorio diplomatico sotto traccia.
E’ una novità relativa perché in realtà, anche se mai ufficializzati, incontri tra funzionari americani e talebani ci sono già stati ma, questa volta, non si tratterebbe di cercare contatti informali. Questa volta gli americani sarebbero disposti – se l'indiscrezione diventerà realtà – a sedersi al tavolo con la guerriglia in turbante. Una svolta clamorosa che potrebbe mutare davvero il corso della guerra.
Le domande legittime sono due: la prima – senza risposta – è cosa passa davvero per la testa a Trump, uomo ondivago e umorale disposto a contraddire ciò che ha detto il giorno prima. La seconda è: perché? E qui tutte le ipotesi sono valide.
Mullah Omar: il fondatore del movimento talebano |
Insomma se il buon senso dovesse prevalere le cose potrebbero cambiare anche se un punto chiave rimane il più difficile da negoziare. Gli Stati Uniti hanno il permesso di utilizzare di una decina di basi aeree afgane da cui possono controllare due nemici storici: Iran e Russia. Per tenere sotto controllo le basi, tenere in piedi quella gigantesca di Bagram, garantire il ricambio a piloti e magazzinieri servono soldati. Migliaia. E su questo punto il negoziato diventerebbe davvero caldo. Non si tratterebbe cioè solo di far ritirare i contingenti Nato ma di mandare a casa anche i soldati americani che controllano le basi. Russi e iraniani ne sarebbero felici. I generali a Washington un po’ meno. Ma almeno avviare colloqui servirebbe a far tacere i fucili.
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