Crotta
d’Adda è stata scelto da anni come Comune pattumiera per
smaltire scorie di acciaieria e fanghi industriali. Ma
di fronte all’ennesimo progetto di stoccaggio di rifiuti vegetali i
cittadini dicono No
Questa
fetta di territorio cremonese dove l’Adda si getta nel Po,
attraversata da un canale navigabile quasi mai utilizzato ma con
un’aria d’antan che non disturba il paesaggio, una volta la
chiamavano l’”Isola Verde” . Oggi però a Crotta d’Adda, un
pugno di chilometri da Cremona sulla statale che va a Codogno, di
verde ce n’è sempre meno. E il pannello “Comune fiorito” che
campeggia sotto il cartello autostradale che annuncia l’arrivo in
paese sembra quasi una presa in giro. Territorio umido, famoso un
tempo per i suoi ampi boschi, gli argini alti dell’Adda e i piccoli
laghetti alimentati da acqua di risorgiva, Crotta è non a caso
inserita nel Parco Adda Sud. Ma in quel parco, dove se sbagli a
potare il tuo albicocco ti multa la forestale, di tutto quel passato
rimane poco. La nebbia, sempre più rada in Val Padana, è stata
sostituita dai fumi industriali e l’odore del sottobosco – in un
paesaggio con alberi sempre più radi - da un puzzo di ammoniaca
che, a sentir i residenti, in certe stagioni e in certi giorni
diventa insostenibile tanto da dover tener le finestre chiuse.
Quell’odore
pungente che arrossa gli occhi e prende in gola, si spande anche su
una pista ciclopedonale ideata per una lunga ristoratrice passeggiata
che oggi, in certi giorni, conviene abbandonare prima che la pedalata
si faccia stanca. A Crotta d’Adda in effetti non si son fatti
mancare niente: a una consolidata tradizione di vent’anni di
smaltimento di fanghi industriali sui terreni agricoli, un impianto
per la produzione di biogas, tre allevamenti intensivi di maiali, due
di polli e tacchini, una pista internazionale di motocross, si è
aggiunto anche quello che si avvia ad essere uno dei più grandi
siti di residui ferrosi d’Italia. Provengono dalla vicina
acciaieria Arvedi, un massiccio impianto industriale che, tra
acciaieria e tuberia, impiega oltre 1600 persone e che ha trovato
nella vicinissima Crotta il luogo deputato per innalzare le montagne
di residui che sembrano la nemesi grigiastra dell’ex isola verde.
Da 500mila metri cubi a 700mila e, in futuro, a oltre un milione e
mezzo.
Il
piccolo Comune di Crotta d’Adda (che non arriva a 650 abitanti) non
è una delle tante vittime dirette dell’attività industriale del
nostro Paese ma la vittima designata a far da discarica anche in
ragione della sua bassa pressione demografica. Poco importa se i
rifiuti sono organici, inorganici, puzzolenti e invasivi. Comune
pattumiera. Adesso ci sarebbe in ballo anche un’altra attività di
smaltimento rifiuti. Rifiuti verdi però e dunque, teoricamente,
assai meno minacciosi di quelli creati da tutte le altre attività
produttive. Ma a questo punto un manipolo di cittadini ha alzato la
testa. E ha iniziato a dar battaglia. Quando è troppo è troppo.
Sulla
codognese, che collega Cremona a Crotta per dirigersi poi all’altro
polo industriale di Pizzighettone, l’imponente acciaieria Arvedi
sembra annunciare l’imminente destino di Crotta, uno dei siti
ecologicamente forse più interessanti del cremonese ma sacrificati
alla vocazione industriale di un Paese che non ha ancora deciso che
strada seguire. Più avanti, a Codogno, ha sede la Sovea srl, una
piccola azienda con una decina di dipendenti, poco più di un milione
di euro di fatturato e una specializzazione nel ritiro e compostaggio
di rifiuti organici, dallo sfalcio delle aiuole pubbliche ai residui
del giardinaggio. Piccola ma ambiziosa, con una concessione di
smaltimento a Ghedi (Bs) fino al 2023, sceglie Crotta per un nuovo
sito di compostaggio rifiuti. Uno più uno meno non sarà un dramma.
Inoltre son eco rifiuti, meglio di così?
Tutto
avviene all’insaputa dei cittadini. Poi un giorno Miriam,
volontaria della Protezione civile, sente al bar la storia della
Sovea: “Ma lo sai che….”. Miriam convoca un po’ di amici e
racconta la chiacchiera di questa società che avrebbe in concessione
circa 3 ettari di territorio di Crotta sul confine con la vicina
Acquanegra. Gli amici rimangono prima perplessi, poi si organizzano.
Il testimone lo raccoglie subito Cristina Cavalli, psicoterapeuta, ma
poi si aggregano Luigi, pensionato, Cristiano, operaio, Costantino,
agronomo, Antonella, Samuele, Mariateresa, Andrea, Luciano, Canio,
ovviamente Miriam e persino il parroco di Crotta, don Angelo.
Comitati ne sorgon due: “Tuteliamo il nostro ambiente” a Crotta e
“Orizzone Libero” ad Acquanegra. Chiedon lumi in municipio ma la
frittata è fatta. Il 27 ottobre, il decreto n 740 della Provincia,
previa integrazione di alcuni dati, autorizza il progetto di Sovea
consentendole di... bypassare la Valutazione di impatto ambientale:
50mila tonnellate all’anno di rifiuti vegetali con un via vai
stimato a di 100 camion al giorno e compostaggio che inevitabilmente
aggiungerà nuovi miasmi che il vento disperderà su Crotta e
Acquanegra. I due comitati fan fuoco e fiamme e alla fine costringono
il Comune a prendere posizione. Ma han contro tutti.
Una vignetta sulla "sindorme Nimby". La stampa locale non ha trovato di meglio che tacciare i residenti di numbysmo... |
Il
giornale locale, La
Provincia,
li taccia di sindrome di Nimby (non nel mio giardino), facendoli
figurare per retrogradi che si oppongono a progresso e sviluppo. Il
presidente della Provincia Davide Viola (Pd) si trincera dietro i
suoi tecnici che han dato parere favorevole benché tutto
l'associazionismo locale, ambientalista e non, da Legambiente alle
Acli, dall’Arci a piccole e grandi sigle della provincia si schieri
con Crotta. Il progetto di Sovea rallenta ma va avanti. Ci son ben
quattro Conferenze dei servizi e adesso si attende l’ultima, da cui
dovrebbe uscire la sentenza definitiva. I politici locali
saltabeccnao qui e là, promettendo interventi ma con un occhio alle
imminenti amministrative e in fondo Crotta conta solo qualche
centinaio di voti. Davvero pochi per spendersi troppo. I cittadini
non demordono: appendono le lenzuola alle facciate delle case,
raccolgono firme, cercano alleanze. Costringono il Comune a fare
ricorso al Tar ma anche li la cosa si perde: il ricorso è del
dicembre scorso ma non si sa nemmeno quando sarà discusso. “La
politica - dice uno di loro – ha abdicato al suo ruolo. E se si
lascia fare a tecnici, avvocati, geometri il gioco è fatto. Perché
l’industria privata, se non c’è la politica, vince sempre”. E’
solo questione di tempo. Alla prossima Conferenza dei servizi,
davanti ai tecnici provinciali cui spetta l’ultima parola, ci sarà
il Comune, Arpa (ambiente), Ats Valpadana (sanità), Sovea. Ci
saranno anche i Comitati e Legambiente ma come uditori, senza diritto
di parola. Mica son tecnici… Facile che il presidente della
Provincia salti, com’è suo diritto, la seduta. E che anche le
altre forze politiche si girino dall’altra parte. Da quella,
verrebbe da dire, dove non si vedono le facce dei residenti.
Dimenticavamo!
Quest’area è anche una riserva di caccia con rischio certificato
di impallinamento, ossia con responsabilità personale per chi si
avvicina agli argini durante il periodo in cui si cercano lepri e
fagiani. Di cui, fino a qualche anno fa, c’era a Crotta un
allevamento intensivo...
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