
Per quel che riguarda il cessate-il-fuoco, al momento siglato da dieci organizzazioni armate, mancano all’appello altri sette schieramenti locali con i quali è però in corso il negoziato. Con altri ancora – come nel caso di gruppi quali l’Arakan Army – la distanza è ancora molta ma dall’incontro di Naypyidaw è quantomeno uscita l’indicazione che il governo intenderebbe prima o poi avviare un negoziato anche con le formazioni con cui la guerra continua, soprattutto in alcune aree del Paese (Rakhine e Chin in particolare). Dei 20 punti dell’accordo, 15 riguardano il cessate-il-fuoco: posizionamento e movimento di truppe, confini e risoluzione di una serie di “malintesi” che in passato hanno portato a incidenti anche in aree “pacificate”.
Sia per quanto riguarda il cessate-il-fuoco, sia per quanto riguarda il negoziato con i gruppi armati più radicali sia per ciò che compete agli emendamenti costituzionali, la Lega deve comunque vedersela con i militari che tendono a frenare pulsioni e scelte del governo civile anche perché l'attuale Costituzione consegna all’esercito un potere fondamentale e inamovibile. La Lega ha già cercato senza successo di modificare la Carta per limitare il ruolo di Tatmadaw ma ci si aspetta che le elezioni possano in qualche modo influire sugli equilibri, favorendo scelte più democratiche che restano però limitate proprio dalla Costituzione: riserva infatti ai militari il 25% dei seggi in parlamento che garantisce loro un sostanziale diritto di veto.
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