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venerdì 9 settembre 2016

Bambini sotto tiro nel mondo e in Afghanistan. E i talebani smentiscono l'attacco a Care International

Un altro milione di sfollati afgani nel 2016. L’Onu lancia l’allarme per un’emergenza annunciata. A rischio la vita di 120mila bambini. Quelli in fuga nel mondo, dice Unicef, sono 50 milioni, la metà da Irak e Afghanistan. I talebani smentiscono di aver attaccato la Ong “Care”

C’è un’emergenza profughi anche nella guerra ormai semi nascosta che si combatte in Asia centrale. Una guerra che miete vittime ogni giorno ma ormai uscita dalla lettura mainstream e senza quasi più copertura mediatica. Eppure, dice l’Onu, c’è di che preoccuparsi: entro la fine dell’anno in Afghanistan ci saranno un milione di nuovi profughi e ogni giorno 5mila attraversano la frontiera pachistana preparando una delle più pericolose e sofferte emergenze umanitarie del 2016. Tra loro molti bambini, parte rilevante di un esercito, spiega l’Unicef, che conta nel mondo 50 milioni di piccoli profughi che in gran parte sono afgani. E sul fronte umanitario di notizia ce n’è anche un’altra: i talebani hanno scritto sul loro sito che non volevano colpire Care International, la cui sede a Kabul è stata sventrata da un’esplosione lunedi notte, ma che l’obiettivo era un centro militare. L’Ong fu quindi un “danno collaterale”.

martedì 23 febbraio 2010

STRAGE FUORI PROGRAMMA

Un'abilità pervicacemente disastrosa che, ciclicamente e ripetutamente continua a servirsi dei bombardamenti aerei, fa della guerra afgana l'ennesimo spot di una macelleria a buon mercato. Un convoglio “sospetto” viene identificato domenica in Uruzgan. E' la solita carovana di poveracci in fuga dal terreno della guerra che la guerra è destinata a reincontrare dall'aria. Chissà c'è forse anche qualche “talebano” tra loro.


Di certo ci sono tra 33 civili (27 secondo altre fonti), tra cui donne e bambini, che perdono la propria vita. Un numero di vittime, con un colpo solo, che sembra pari a quello che la Nato ha fatto in dieci giorni con l'Operazione Moshtarak nell'Helmand, la regione appena sotto Uruzgan.
Qualche solerte comandante però non deve essersi reso conto che il mondo sta guadando con attenzione come Moshtarak viene condotta anche per verificare se se è vero che “non sarà un'altra Falluja”, l'esercizio di macelleria irachena messo in atto dalle truppe americane qualche anno fa. Ma ecco che l'immagine di Falluja, dei morti troppo facili, delle stragi a costo zero fabbricate con una disattenzione feroce nei confronti dei civili, torna a farsi viva.

Lo spettro della morte che un'operazione asettica, come il generale McChrystal, comandante in capo delle truppe americane e della Nato/Isaf in Afghanistan, avrebbe voluto appunto evitare, test di un nuovo modus operandi. Non un'altra Falluja insomma. Non un'altra Kunduz, Balalboluk, Herat, Nangharar per citare alcune delle stragi più recenti effetto di raid aerei....
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