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martedì 16 ottobre 2018

La mia banda suona il rock (a Est)

Dal 23 al 27 ottobre l'Università degli Studi di Milano ospita la mostra Quando infuriava il rock. Il ‘68 all’est. Dissenso e controcultura, un paesaggio inedito dell'opposizione culturale nell’Europa dell’Est e delle sue forme negli anni Sessanta.  Si annuncia interessante.

Va ricordato un periodo particolare che inizia alla fine degli anni Sessanta: nel 1968 l’URSS e alcuni paesi dell’ex Blocco sovietico furono scossi da eventi come la primavera di Praga e le proteste studentesche in Polonia e in Jugoslavia. Il '68 orientale però non fu solo un anno di repressioni, propaganda aggressiva e violente proteste, ma anche un luogo di controcultura di cui furono protagonisti gruppi dissidenti e pacifisti e movimenti artistici e musicali. Nonostante il controllo e la repressione del dissenso politico di quei Paesi,  arrivarono le suggestioni occidentali che si fusero con le tradizioni locali e diedero vita a esperimenti innovativi.

La mostra presenta immagini e documenti che illustrano gli eventi salienti della scena politica e culturale est-europea nel 1968 e negli anni immediatamente successivi.




Dal 23 ottobre al 27 ottobre 2018
Milano, Università degli Studi
Atrio Aula Magna
Via Festa del Perdono 7
Inaugurazione 23 ottobre 2018 ore 11,00
a cura di Carla Tonini, docente di Storia dell’Europa Orientale all’Università di Bologna, progetto grafico di Martino Gasparini.


La mostra è la seconda tappa del progetto: La libertà viaggia con la carta, sponsorizzato da Memorial Italia e Comieco.
I materiali provengono dai seguenti archivi:
Memorial, Mosca
Robert-Havemann-Gesellschaft, Berlin
Hungarian Rockmuzeum, Budapest
Fondo Jiří Pelikán, Archivio storico della Camera dei Deputati, Roma

giovedì 8 dicembre 2016

Il barbuto col cuore rock

Studioso e filantropo: Junaids Jamshed
in una foto tratta da The Dawn
Guardate la faccia di quest'uomo. Si chiama Junaid Jamshed ed è tra le persone morte ieri nell'incidente aereo in Pakistan avvenuto dalle parti di Abbottabad. Che ne pensate? Un "barbuto" di meno? Il suo profilo dice tutt'altro e cioè che sotto la barba batteva un cuore d'oro non una cartucciera. Ai suoi esordi musicali, questo figlio di un militare che aveva rifiutato la sicura carriera paterna, suonava nei Vital Signs, i "Beatles" pachistani. Poi aveva deciso di dedicarsi all'islam. Allo studio dell'islam ma anche alle pratiche umanitarie della sua applicazione pratica migliore. Islam rock? O semplicemente una faccia che dovrebbe consigliarci di uscire dagli stereotipi?

Ecco Dil Dil Pakistan (che si potrebbe forse tradurre con Cuore pachistano o Pakistan del mio cuore), una canzone del 1987 che fece furore nel Paese dei puri e che resta ancora una delle grandi favorite. Junaid era il cantante.