L'incontro sulla cooperazione a Roma diventa un peana per Patrizia Sentinelli. Ma dopo di lei il futuro ha molte incognite. Cronaca di una luna di miele dai destini incerti. Viaggio nei difficili rapporti della politica con un mondo complesso. (Nella foto Patrizia Sentinelli a Kabul
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La platea è tutta per lei, la Patrizia nazionale. Nemmeno Bertinotti riesce a scalfirne le mostrine ottenute sul campo. Così, se il compagno candidato premier resta “Bertinotti”, la Sentinelli diventa per tutti “Patrizia”. Se l'è proprio conquistata questa lobby dell'umanitario, questi colonnelli della cooperazione, le avanguardie del non governativo, gli alfieri del movimento pacifista. Sembrerebbe un po' troppo melassa questa conferenza organizzata dalla Sinistra Arcobaleno al cinema Farnese di Roma, all'ombra della statuta di Giordano Bruno, se non fosse per la strigliata di Riccardo Troisi a una politica complessiva del governo che, ricorda, ha aumentatole spese militari, ha sostenuto le politiche di Finmeccanica, ha fatto dei contestatissimi caccia F35 un “grande affare”. Anche Troisi, che parla per la Rete italiana Disarmo, ha parole buone per “Patrizia” ma poi “cazzia” ben bene la Sinistra Arcobaleno: “Avete messo i colori della bandiera della pace nel simbolo. Porta male se poi le politiche dei governi vanno in un'altra direzione”. Bertinotti non è ancora arrivato. Toccherà a lui chiudere la giornata.Questo incontro sulla cooperazione, non il primo e forse nemmeno l'ultimo per la Sinistra Arcobaleno, è il tentativo del cartello delle sinistre di corteggiare la lobby diffusa e trasversale che in Italia ha coniugato pacifismo e cooperazione con un'elaborazione critica che ha fatto fare alla tradizionale solidarietà caritatevole delle Ong un balzo in avanti. Diventato un soggetto politico variegato, associazioni, Ong, assessorati per la pace, irrompono adesso su una scena politica dove, a esser sinceri, a questo movimento della società civile (o “società responsabile" come la chiama Flavio Lotti parafrasando don Ciotti) non è dedicata molta attenzione. Anche l'Arcobaleno per la verità di cooperazione si occupa poco, a parte “la Patrizia”. Nel programma, diffuso in sala, se ne parla in mezza riga: “Serve una uova legge sulla cooperazione allo sviluppo”. Ma se nei quattro partiti del cartello la sensibilità verso questo segmento latita un po' (anche se meno che altrove) la Patrizia si prende la sua rivincita. Sa di aver aperto da viceministra, per la prima volta, un rapporto diretto come l'associazionismo, di essersene guadagnata la stima, di aver saputo - anche con una certa umiltà - ascoltare. Imparando in fretta. Da questo punto di vista Rifondazione ha fatto tana. Anche se poi, sul filo di lana, ha mollato. Lo ricorda Sergio Marelli, presidente delle Ong italiane: “Vorrei ringraziare Francesco Martone – dice ricordando il suo impegno per la legge di riforma che poi però la luce non l'ha vista (“eravamo, pur nel rispetto del parlamento, per la via del decreto” ricorda per l'Arci Raffaella Bolini). Quando fa il nome di Martone parte un'ovazione dal pubblico che deve far fischiar le orecchie al compagno candidato premier che Martone non lo ha ricandidato. E' girata anche una lettera con molte firme per contestare questa scelta tanto che, dicono i maligni, quando poi ne è girata un'altra per avallare la candidatura di Bertinotti, chi aveva firmato quella per “Francesco” la firma non l'ha messa. Il compagno candidato premier sorvola. Parla di cooperazione ma un po' di striscio. Si sente più a suo agio, e gli riesce assai meglio, nell'analisi puntuale di un capitalismo che, col salvataggio delle banche d'affari, segna il reingresso della mano pubblica, non già nelle politiche di welfare, ma nel soccorso al credito, Analisi interessante ma che lascia il pubblico un po' freddo. Questa gente la conquisti se parli il suo linguaggio e se sai riconoscere i passi avanti che ha fatto e quelle dinamiche che costruiscono nuovi rapporti sul piano internazionale con relazioni che vedono, nelle società civili del Sud del mondo, “non partner ma protagonisti”, come spiega Fabio Alberti di Un ponte per. Insomma il feeling con l'Arcobaleno ci sarebbe anche, ma con riserva. Marco De Ponte (Action Aid) si chiede chi verrà dopo e Antonio Onorati di Crocevia (la più vecchio Ong italiana) ricorda che è riuscito a parlare di agricoltura con Patrizia ma non col ministro deputato. Ma poi? Persino Legambiente e Wwf strizzano l'occhio a “Patrizia”. Chissà come devono fischiare le orecchie al compagno Pecoraro Scanio. (1 - continua)
Articolo pubblicato su Lettera22 e il manifesto
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