Parwiz Kambakhsh, il giovane giornalista della provincia afgana di Balq che un tribunale islamico di Mazar-i Sharif ha condannato a morte per blasfemia, fu obbligato sotto tortura ad ammettere un reato che non aveva fatto: aver interrotto le lezioni all'università per discutere della questione di genere. Lo ha detto al processo d'appello svoltosi ieri a Kabul dove Parviz ha negato le accuse e si è detto innocente. La sentenza forse tra una settimana
Nessun commento:
Posta un commento