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martedì 20 maggio 2008

AFGHANISTAN, GLI INTERROGATIVI DELLA GIUSTIZIA E


Il caso di Parwiz Kambakhsh (nella foto) e la denuncia dello special rapporteur dell'Onu per l'Afghanistan, Philip Alston, che, alcuni giorni fa, ha denunciato la morte di almeno cinquecento civili, duecento dei quali per operativi militari di polizia, esercito afgano e forze multinazionali, e – questo il lato più oscuro – in operazioni extra giudiziali “coperte” e imputabili ai servizi segreti occidentali

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La giustizia torna ancora alla ribalta in Afghanistan. Con il caso del giovane giornalista condannato a morte per blasfemia e che settimana prossima si ripresenterà davanti alla corte d'appello di Kabul e con la denuncia dello special rapporteur dell'Onu per l'Afghanistan, Philip Alston, che, alcuni giorni fa, ha denunciato la morte di almeno cinquecento civili, duecento dei quali per operativi militari di polizia, esercito afgano e forze multinazionali, e per – questo il lato più oscuro – in operazioni extra giudiziali “coperte” e imputabili ai servizi segreti occidentali. Evidenze, subito rispedite al mittente dalla Nato, che per il professor Alston, minano sempre più il consenso degli afgani.
Il giudice della corte di appello di Kabul Abdul Salam Qazizada ha dato al giornalista afgano Parwiz Kambakhsh (nella foto) una settimana per preparare la sua difesa contro l'accusa di blasfemia che contempla la pena capitale. Non molto ma certo assai più dei tre minuti che, mesi fa, gli vennero concessi quando la prima udienza fu tenuta nel Nord del paese e gli fu comminata la pena di morte in prima istanza...

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