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lunedì 12 maggio 2008

LONTANO DAL TIBET (Letture vivamente consigliate)



Gli storici raccontano il passato, gli scrittori lo narrano e i giornalisti lo rendono in genere più digeribile. Ma è piuttosto raro che un saggio raccolga tutti questi elementi: il rigore, il piacere della bella scrittura, la capacità divulgativa di una narrazione piana. Riesce a farlo magistralmente Carlo Buldrini, da trent'anni in India, nel raccontare il Tibet attraverso il racconto dei superstiti del genocidio culturale, fuggiti a Dharamsala o nel Sud dell'Unione indiana a partire dal 1959 quando il Dalai Lama, per primo, dovette scappare. Ricostruisce il paese che non c'è senza nulla concedere ai cinesi, di cui “Lontano dal Tibet” racconta le nefandezze articolate nella metodica distruzione della cultura tibetana, ma nemmeno al mito di Shangri-la o del monaco pacifico (narra episodi di violenza monacale o il terribile “sciopero della fame sino alla morte” del 1998). Buldrini da voce ai tibetani “lontani”: la dottoressa Lobsang Dolma, che fece uscire anche i segreti della medicina tibetana, il martire Thupten Ngodup che si lasciò morire dandosi fuoco, il Dalai lama che continua a credere nella compassione. La stessa che attraversa tutto il libro.

LONTANO DAL TIBET di Carlo Buldrini, Storie da una nazione in esilio, Lindau 2007,
pp 257, euro 22

Questa recensione è stata pubblicato anche sul Diario in edicola

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