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martedì 3 giugno 2008

FAME/FAO, VISTI DA UN'ALTRA ANGOLAZIONE



Non piace agli attivisti dell'Ipc, il network globale della società civile e dei movimenti contadini, la “task force” che Ban Ki-moon ha organizzato per risolvere i problemi della fame. Per loro, riuniti a Roma al Forum internazionale parallelo Terra Preta alla vigilia del summit della Fao, il problema della “sicurezza alimentare” non si declina distribuendo qualche aiuto qui e là con una logica assistenziale che non arriva ai nodi del problema e, soprattutto, che non ne fa uscire le responsabilità.
Pensano di assaltare il Palazzo d'Inverno, nello specifico il palazzone littorio dell'Agenzia per l'agricoltura e il cibo dell'Onu, con un documento. Che ribadisca un paio di concetti e proponga qualcosa di nuovo. Nessuna task force ma una “nuova commissione Bruntland”, come la definisce Antonio Onorati, della Ong Crocevia, una delle colonne italiane della battaglia sulla sovranità alimentare. La Commissione Bruntland su ambiente e sviluppo prendeva il nome dalla combattiva Gro Harlem Bruntland, socialista di ferro e già premier norvegese, e fu forse il primo passo avanti – era il 1983 - nel riconoscere che ambiente e risorse erano un problema globale che riguardava tutti e di cui bisognava assumersi le responsabilità....

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1 commento:

Anonimo ha detto...

In genere si è molto scettici sui vertici dei grandi organismi internazionali perchè molto spesso sono in qualche modo condizionati dalle grandi potenze e dalle multinazionali.
Tanti i problemi:
Il consumo di carne eccessivo nel mondo occidentale che ha portato a coltivare cereali per uso zootecnico anzichè per uso alimentare,
- la depredazione continua delle risorse naturali, deforestazione ecc.,
- l'aumento della popolazione mondiale,
- l'uso intensivo dei diserbanti e il tentativo di certe multinazionali di appropriarsi dei brevetti delle sementi che è un fatto abberrante
- le monocolture imposte in vari paesi poveri
ecc. ecc.
e' difficile vedere delle previsioni positive per il futuro ...