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martedì 29 luglio 2008

ANCHE GLI AFGANI VANNO A OLIMPIA



Kabul - L'ultimo filo di luce taglia l'aria polverosa che circonda, come ogni cosa in questa stagione, lo stadio Ghazi di Kabul. L'unico di tutto il paese, iniziato prima di Zaher Shah e terminato con Daud, il cognato del re che spodesto' la corona negli anni Settanta per instaurare la repubblica. Fu l'ultimo sprazzo di pace per questo paese sprofondato da quasi trent'anni nelle secche di un conflitto con attori in continuo cambiamento. E fu l'ultimo sprazzo di vitalita' per lo sport in Afghanistan. La guerra contro l'Urss prima e le rigide regole dei talebani poi, chiusero il sipario definitivamente su una stagione giovane e troppo fragile. Adesso pero' le cose sono cambiate.

Alle sei di sera o alla mattina presto gli atleti e le atlete afgane tornano a calpestare il fondo malridotto di uno stadio trasformato, durante i talebani, nel macabro palcoscenico della giustizia sommaria: impiccagioni e lapidazioni a cielo aperto con una folla per lo piu' obbligata ad asssitervi. Tra questi giovani sportivi che si allenano sullo spiazzo centrale, e persino negli angusti corridoi dello stadio, c'era fino a qualche giorno fa anche Mahboba Ahadyar, classe 1985, l'unica donna tra i quattro atleti afgani che quest'anno saranno a Pechino per le Olimpiadi. Adesso Mahboba e il suo collega Massud Azizi, centometrista, sono in Malaysia ad allenarsi. Il piccolo paese dell'Asia sudorientale e', con la Corea del Sud, l'anfitrione che prepara questi quattro atleti che in agosto ripeteranno la prova che ad Atene nel 2004 ha riammesso l'Afghanistan tra le nazioni che partecipano ai giochi nati ad Olimpia. Se Mahboba e Massud si stanno allenando per correre, Nasar Amad Bahawi, classe 1985, e Rohellah Nekpa classe 1987, specialisti di takewondo, provano con gli allenatori coreani a tentare il colpo: portare a casa una medaglia visto che, in questa disciplina, gli afgani hanno conquistato nel 2007 un argento agli ultimi mondiali della specialita'. Proprio in Cina.

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