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venerdì 1 agosto 2008

ALDO BIANZINO, UNA SCHEGGIA DI LUCE SU UNA MORTE CON TROPPE OMBRE



Come morì Aldo Bianzino, l'ebanista di Pietralunga entrato in perfetto stato di salute in carcere il 12 ottobre dell'anno scorso e uscito senza vita dalla casa circondariale di Perugia due giorni dopo? La domanda, cui la richiesta di archiviazione del Pm Giuseppe Pietrazzini, sembrava aver dato una risposta definitiva con la richiesta di archiviazione, rimbalza adesso nuovamente su una vicenda sin dall'inizio apparsa oscura e piena di misteri. Il Gip Massimo Ricciarelli, cui diverso tempo fa' i famigliari presentarono opposizione in sede civile, ha deciso di accogliere adesso anche l'opposizione alla richiesta di archiviazione presentata in luglio dall'avvocato dei genitori di Aldo – Giuseppe e Maura – e di Roberta Radici, la compagna di Bianzino con lui arrestata e poi rilasciata senza che nemmeno le fosse stato detto, se non all'uscita dal carcere, che Aldo era morto.
Si deve alla caparbietà dei famigliari dunque se il caso non si chiude in uno scaffale degli uffici giudiziari perugini e se le eccezioni sollevate dal legale, l'avvocato Massimo Zaganelli, ricostruiscono un percorso di dubbi e interrogativi non ancora sciolti che il magistrato ha evidentemente considerato validi, quantomeno a non far diventare la storia di Aldo un semplice faldone di carte polverose. La ricostruzione della parte civile mette in fila tutte le contraddizioni di quelle terribili ore a cominciare dalla mattina di domenica 14 ottobre quando Aldo è rinvenuto, inanimato, sulla branda superiore del suo letto. I suoi indumenti si trovano, ordinati, su quella inferiore. La finestra della cella è aperta seppure sia ottobre inoltrato e Aldo indossi solo una maglietta a maniche corte. Per il resto è nudo. Il corpo viene prelevato dagli agenti, trasportato subito fuori della cella e deposto sul pavimento del corridoio dell’infermeria, sita a pochi metri. Viene innalzato un lenzuolo così che gli altri detenuti nulla possono vedere....

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