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martedì 12 agosto 2008

LA STRAGE QUOTIDIANA DI VITTIME CIVILI



Il bollettino di ordinaria guerra guerreggiata in Afghanistan sta ormai entrando nella classica routine della quotidianità. Un soldato lettone è rimasto ucciso e altri tre suoi connazionali sono stati feriti nell'esplosione di un ordigno a Maiman, nel Nord del paese mentre un kamikaze si è fatto saltare in aria nel pomeriggio di eri nella parte orientale di Kabul, lanciandosi contro un gruppo di soldati della Nato e ferendone diversi. Brutti segnali di un'espansione della guerra a Nord, ai margini e dentro la capitale. Ma non sono queste le notizie peggiori della giornata di ieri e dei giorni precedenti: nel dare la caccia ai talebani le forze multinazionali hanno ucciso, tra sabato scorso e lunedì, oltre una ventina di civili. Spingendo le autorità afgane ad aprire un'inchiesta. Il sintomo che la sensibilità sulla moria di civili sta diventando uno dei nodi maggiori nel conflitto che infiamma il paese dell'Asia centrale.
Le notizie di ieri raccontavano di almeno otto civili uccisi nell'Afghanistan centrale in un bombardamento aereo condotto dalle forze della coalizione internazionale contro guerriglieri talebani. La zona è il distretto di Khas Urzugan della provincia di Urzgan, nel centro del Paese, dove un aereo, chiamato in soccorso delle truppe dell'Isaf-Nato che si trovavano in zona, ha bombardato un fabbricato. Secondo i militari dell'Alleanza l'areonautica non era a conoscenza della presenza di civili: "Insorti hanno usato edifici lungo la strada per operare diverse imboscate contro le truppe della coalizione prima di fuggire verso un villaggio vicino, dove hanno preso in ostaggio 11 civili, tra i quali vari bambini", recita il comunicato secondo cui i talebani avevano teso un'imboscata alle truppe della Nato che hanno di conseguenza richiesto appoggio aereo. Tre i civili sopravvissuti, venticinque i talebani uccisi. Uno a tre il rapporto tra civili e guerriglieri colpiti. Secondo il capo della polizia dell'Urzgan, Juma Gul, la responsabilità sarebbe comunque dei talebani che utilizzano i civili come ostaggi.
Un caso simile ma ancora coperto da mistero riguarda invece l'area di Tagab, nel distretto di Kapisa. L'inchiesta aperta dalle autorità afgane riguarderebbe le voci sulla morte di oltre una decina di civili e sul ferimento di altri 18 diffusesi domenica. Ma in questo caso non ci sono commenti ufficiali ne è chiara la dinamica dei fatti che si sono svolti sabato in un'area a una novantina di chilometri dalla capitale e che si trova a Est della grande base americana di Bagram. Non è chiaro se i morti si debbano alla coalizione a guida americana o alle forze della Nato o a un'operazione congiunta o se vi abbia partecipato anche l'esercito che fa capo a Karzai. Ma l'apertura dell'inchiesta e le scarse notizie a riguardo indicano quanto meno che la vicenda dei civili uccisi sta diventando il vero punto sensibile della guerra. Si cerca di farli apparire come ostaggi dei talebani o si evita di divulgare troppi chiarimenti. Ma è chiaro che l'uccisione dei civili sta diventando un'altra grossa falla nel consenso sempre più fragile che circonda il governo afgano e la presenza occidentale nel paese. Né sembra di cogliere un segnale di un cambio di strategia.
Secondo una ricostruzione della Reuters, sulla base di notizie raccolte da fonti ufficiali afgane e di agenzie umanitarie, sarebbero circa 400 i civili uccisi dall'inizio dell'anno dall'insieme delle forze che combattono i talebani.

Nella foto di Romano Martinis, aerei Nato in Afghanistan

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