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venerdì 5 dicembre 2008
LA TELA DI CONDOLEEZZA TRA DELHI E ISLAMABAD
Mentre le forze di sicurezza indiane scrutano il cielo sopra l'Unione, da quando si è diffusa la psicosi di un attacco dall'aria, la diplomazia americana, dopo la puntata a Delhi è stata ieri al lavoro a Islamabad.
Pressato dal ministro degli esteri Usa Condoleezza Rice e dal capo di stato maggiore Mike Mullen, il presidente pachistano Zardari, ha promesso “azioni decise” contro i terroristi che si rifugiano nel suo paese e che possono essere coinvolti negli attentati di Mumbai. Si è dimostrato, ha spiegato l'inviata di Washington, “concentrato e impegnato” anche se la giornata ha registrato un nuovo contenzioso tra Delhi e Islamabad: l'India ha sollecitato il governo pachistano a concedere l'estradizione di venti ricercati per i fatti di Mumbai, ma per i pachistani questa lista non è mai arrivata. Lo ha detto il ministro degli interni di Islamabad, specificando che una richiesta di estradizione riguarderebbe solo tre persone: Dawood Ibrahim, Maulana Masood Azhar e Tiger Memon, considerati tra i responsabili della strage. Molti però mettono in dubbio la buona fede di Islamabad, a cominciare dal New York Times che ha rivelato che, secondo l'intelligence americana, il fondatore di Laskhar-e-Toiba (Let), il gruppo nel mirino degli investigatori indiani, quel Mohammad Hafeez Saeed che sarebbe nella famosa lista dei venti da estradare, vivrebbe tranquillo a Lahore. La Jama ud Dawa, fondata si dice come copertura del Let, ha intanto smentito qualsiasi coinvolgimento negli attentati liquidando le richiesta di Delhi come “propaganda”.
La situazione insomma resta fluida mentre le indagini vanno avanti, la paura di nuove azioni tiene alta la guardia degli indiani, e la diplomazia lavora. Ieri è scesa in campo anche la Cina e l'Italia ha promesso, per il G8 di giugno, un'iniziativa per raffreddare la tensione tra i due paesi.
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