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giovedì 19 febbraio 2009

ANDATURE

Something in the way she moves/ Attracts me like no other lover/ Something in the way she woos me...avete in mente questa vecchia canzone dei Beatles? A me l'ha ricordata ieri un vecchio amico. La ascoltavamo da ragazzi senza pensare alle parole. Ma adesso ci faccio caso, guardo il testo su Internet e penso che in effetti può capitare di essere colpiti proprio da un'andatura, dal modo di muoversi che è poi il rapporto del nostro corpo col cosmo. Ognuno di noi ha la sua armonia nella relazione di equilibrio col mondo astrale e con quello fisico, ma noi veniamo colpiti da certe andature, da un certo modo di camminare e muoversi nel mondo che condividiamo con gli altri esseri umani e con gli animali (penso al mio adorato cane e alla sua elegantissima passeggiata).
Perché certe andature ci colpisco? E quell'armonia la vedono tutti allo stesso modo o attrae noi perché così simile – o così diversa - dalla nostra? Non lo so, ma faccio caso alle andature. E un'andatura apparentemente sgraziata può affascinarmi. Certo, esiste un'eleganza dei movimenti che alcune persone hanno, forse per dote innata, e che ci coinvolge più che altre. Che, in genere, piace a tutti: la capacità di camminare sui tacchi alti, ad esempio, che non tutte le fanciulle sanno calzare. A noi maschietti piace da morire. O quell'incredibile eleganza dei vecchi afgani, così affascinanti nei loro chapan – il lungo vestito con le maniche lunghissime che si mette nei giorni di festa (e che il presidente Karzai porta con raffinata leggerezza in questa foto dell'Associated Press).

Semplici nel loro modo di vestire, gli afgani, specie gli anziani sono elegantissimi e affascinanti. Le donne, poverette, in quell'orribile burqa (pare introdotto da un monarca per moda nel suo harem), sono fagotti che oscillano malamente nelle strade, fantasmi che scivolano via senza identità. Ma gli uomini! In questo mondo tutto al maschile, questi signori camminano col passo del nobile. Scarpe di cuoio nero con la punta appena rialzata, la kameez lunga e svolazzante, i pantaloni larghi e, in alcune antiche versioni, a sbuffo. E il turbante che fa delle loro teste il ritratto nobile della saggezza. Le lunghe barbe, curatissime, su questi visi segnati da un paesaggio duro e roccioso. Eppure così aggraziati, eleganti, in perfetta armonia col cosmo. In un paese in guerra, fermarsi a guardare le andature, mentre tutto intorno si è circondati dal rumore della ferraglia dei carri armati e dal timore che quella, si proprio quella, sia un'auto bomba, sembrerà bizzarro. Ma tante volte mi son chiesto: cosa mi piace di questo paese. Saranno certe andature?

Cosa mi piace, mi è sempre piaciuto dell'Afghanistan? Cosa mi strega di questa terra dannata? Paesaggi mozzafiato? Si, ma non c'è il mare. E l'estate impietosa solleva nugoli di polvere che vi fanno tossire (ecco perché il lungo drappeggio del turbante, che serve a riparare le mucose). Nevi perenni? Ok, ma d'inverno un freddo cane, i riscaldamenti non riscaldano e le stufe smettono regolarmente di funzionare dopo tre, quattro giorni. Rarissimi gli spazi verdi e gli alberi, in un paesaggio desertico di pietre e rocce, rocce e pietre. E allora cosa? Ma certo, son gli uomini che mi piacciono (non le donne che non si vedono mai a meno che non abbiate la fortuna di osservare un'hazara, queste stupende evanescenti creature con gli occhi a mandorla e i tratti raffinatissimi: bellezze mozzafiato). Mi piace l'ironia degli afgani, la loro puntualità, il fatto che ti puoi fidar di loro e se, per avventura, fai amicizia...sarà per sempre, amico mio. Per sempre. Ma anche la loro eleganza mi piace: semplice, raffinata e manifesta quando camminano. Persino la guerra non scalfisce la loro andatura. E nemmeno ci riescono le offese quotidiane di trent'anni di conflitto. Dio salvi questo popolo e Allah lo protegga. Lui e la sua dolce, flessuosa eleganza. La sua armoniosa e raffinata andatura.

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