
Entro il primo di giugno tutti i veicoli bianchi della Nato, i mezzi civili e senza insegne usati dai militari e identici a quelli tradizionalmente utilizzati dagli operatori umanitari, dovranno cambiare colore. A dirlo questa volta, dopo le reiterate richieste delle Organizzazioni non governative e degli ambienti umanitari, è la Nato, nella persona di un alto ufficiale, per pura casualità, italiano: il generale Marco Bertolini che, oltre ad essere a capo dello staff del quartier generale di Isaf (la forza multinazionale della Nato in Afghanistan) è anche il “National Senior Representative” italiano all'interno della coalizione, ossia il “decano” di riferimento per gli alti gradi italiani nel paese.

L'intera notizia, che ho scritto ieri per il manifesto la trovate per esteso su Lettera22. Ma ci tengo a riferire la riflessione finale dell'articolo: il documento dice che la responsabilità della Nato può solo riguardare i “suoi” veicoli, e cioè una ristrettissima minoranza. Trattandosi però di un documento ufficiale è lecito ritenere che al massimo si farà un po' di “melina” ma che poi tutti i paesi si dovranno adeguare. A iniziare dall'Italia che di questi mezzi fa largo utilizzo.
Forse sarebbe un'occasione per le nostre forze armate impegnate nel paese, un contingente di 3mila uomini che presto diverranno 3400 per seguire le elezioni, di dare il buon esempio, ritinteggiando tutti i veicoli civili entro il primo giugno, seguendo alla lettera le indicazioni del Quartier generale. Per una volta sarebbe davvero facile fare i primi della classe. Senza grande fatica e dimostrando veramente sensibilità ai temi dell'umanitario e ai suoi principi fondativi: primo fra tutti quello della neutralità.
Nelle due foto, veicoli bianchi fotografati a Kabul da Romano Martinis
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