Non ero mai stato prima in una caserma in Afghanistan. Non, almeno, un tempo cosi lungo per far caso che una caserma, la “casa” della guerra, è il luogo dove si capisce come mai questa guerra non sarà mai vinta: né dagli occidentali, né dai talebani. La macchina occidentale della guerra è ben oliata e organizzata: grandi mezzi, tecnologie all'avanguardia, sistemi d'arma sofisticati e veicoli d'ogni tipo. Divise in ordine e una buona logistica. Come farà una guerriglia stracciona in sandali ad avere ragione di questa macchina quasi perfetta? Si, certo, in campo aperto, tra attentati e agguati, i sandali fanno premio sulla mimetica (nel senso che i talebani son certo più agili di questi soldati pieni di orpelli alla GI-Joe) ma la battaglia finale non riuscirebbero a vincerla. Per prendere una caserma come quella in cui sono ospite a Herat, o ci butti una valanga di bombe o nisba.
Ma, dall'altra parte, la caserma è anche il segno evidente del perché non vincerà la Nato. Tutto è così lindo e organizzato da far pensare a una scuola quadri: un centro di addestramento perenne dove la guerra vera non si fa. E persino i soldati (fortunatamente) non son più quelli di una volta. Assomigliano più a uomini che ad eroi e questo nuoce alla guerra cui siamo stati abituati. Si fanno la doccia, vanno a mangiare, bevono caffè corretto nel baretto dell'angolo (della caserma). Non vedi quei marine alla J. Wayne, sudati e sporchi con l'olezzo della polvere da sparo. Qui semmai c'è odore di sudore da troppo caldo e profumi di varechina nei cessi lindi come in un collegio. Oggi poi, nessuna democrazia è in grado di sacrificare i suoi soldati: subito ne nasce una polemica se non erano protetti o non avevan qui, non avevan là. E' giusto che sia così ma ciò non fa bene alla guerra anche se dà garanzie alla pace. Maq a un tempo nuoce alla guerra la retorica pacifista. Non tanto quella dei pacifisti quanto quella dei militari stessi. Questi eserciti moderni la guerra - specie se asimmetrica – la perdono per default. Non abbiamo più armate di cow boy ma damerini in divisa, persino eleganti in queste mimetiche che il deserto lo devono veder raramente. E' quel che insegna la caserma. Ma c'è dell'altro.
Le guerre si vincono col consenso e nessuno dei due contendenti ce l'ha. Non ce l'abbiamo noi che con una mano facciamo scuole e con l'altra bombardiamo i civili. Non ce l'hanno i talebani che restano un regime odiato dai più e da quelli che hanno memoria dei loro eccessi ma....sul lungo periodo a guadagnare sarebbero loro: intanto sono afgani e noi stranieri. Eppoi, dove il fragile stato di Karzai non c'è, suppliscono ai servizi essenziali: giustizia, educazione (si anche educazione perché una madrasa è pur sempre una scuola), amministrazione pubblica. Fan ciò che serve e, in molti casi, con onestà. Sul lungo periodo ce la farebbero loro. Per consenso indotto, non per adesione ai loro ideali. Perché non c'è di meglio e l'Occidente di meglio non sa fare. Ecco perché è il momento di negoziare. Siamo stanchi noi ma lo sono anche loro. E nessuno avanza di un metro. Si tengono le posizioni, come nella caserma Arena di Herat. Dove il mio pernottamento è stata un'altra lezione di pragmatica verità cullata dalla generosità e attenzione di questi nuovi militari, più uomini sulla linea del fronte che soldati. Per fortuna, dal mio punto di vista. Quello di uno a cui la guerra non piace per niente.
6 commenti:
Non penso che la guerra non verrà vinta perchè i soldati sono diventati dei rammolliti. No, anzi sono convinto che se realmente gli americani volessero, in una settimana, almeno militarmente, spazzerebbero via qualsiasi resistenza. Per il consenso il discorso è diverso. La realtà è che c'è bisogno di una. due, più guerre. Non sono tra coloro che vedono un complotto in tutto, e infatti che l'america, spinta da più lobby, prolunga deliberatamente i conflitti non è un mistero, nè un complotto. E'la realtà.
bentornato, mio caro pard-expat. bentornato sulla tua prima linea, a guardare i protagonisti invisibili e lontani della nostra politica estera. Ivi compresi, ovviamente, i nostri peacekeeper, peacemaker, militari, soldati, carabinieri. Spesso dimenticati, se non quando ne muore qualcuno e allora la retorica patriottica si ricorda che ne abbiamo parecchi nel mondo. In prima linea, loro, a realizzare politiche che non è detto siano le più realizzabili, o meglio sostenibili dalle parti che frequentiamo noi.
emanuele ho perso il tuo cel..cacchio. mi chiami se leggi questo messaggio? sono cristiano Tin. il 28 nn ho apputnamenti e mi piacerebbe mangiare con voi un sano piatto afgano...
un abbraccio
cristiano
è sicuramente bello fare una vacanza come la tua in Afghanistan.... coccolato e ben pagato.... cosa pretendi che noi stiamo qui in mezzo alla polvere senza un briciolo di dignità? la pulizia, l'ordine, un minimo di comodità ci rendono solo l'attesa più piacevole. L'attesa di un attacco che spesso avviene in maniera vigliacca e che colpisce quando meno te lo aspetti. Siamo perfettamente in grado di trasformarci in Gi-Joe quando serve senza temere confronti. Siamo professionisti (per fortuna ora) e non più carne da macello. Noi siamo qui per aiutare e, se necessario, ci difendiamo. Siamo qui per dimostrare che gli ITALIANI sono persone eccezionali e le tue parole francamente ci offendono molto.
Non penso che lei abbia la minima idea di quello che succeda nell'animo di un soldato (professionista)! Lei, come molti nostri connazionali non avete nessun diritto di dire che i nostri uomini sono più uomini che eroi! Loro sono eroi, loro costruiscono scuole, ospedali, portano cibo...e le assicuro che questo non li salva da attacchi vigliacchi e inaspettati!Parla di caserma pulita e di bar, ma le propongo una cosa... provi ad uscire con loro (che ne sò, in ricognizione) e poi mi venga a dire che sono lussi! Lei ha scelto un lavoro onorevole, ma se fatto bene. Allora onori il suo lavoro parlando anche di questi uomini in modo dignitoso! loro amano l'ITALIA! Lei, cosi facendo, sta offendendo un grande Paese e comincia a prendere le stesse strade (quelle dell'ignoranza) che stanno rovinando una bella Patria come la nostra!
Sono la moglie di un militare in missione ad Herat e le sue parole mi offendono nel profondo, visto che non rispetta il sacrificio di tutti questi nostri EROI (e lo scrivo a grandi lettere) che cercano di riportare un po' di dignità in un paese oppresso da uomini ignoranti e violenti.
Crede sia facile rimanere lontani dalle famiglie e dagli affetti e vedersi sparare addosso tutte le notti, rischiare la vita ogni giorno e no sapere se si tornerà vivi a casa oppure no? Fa presto lei a parlare, quando va in una base come Camp Arena, dove per soddisfare i suoi capricci i nostri militari mettono a repentaglio la loro....Oh sì, facile scrivere che i nostri soldati sono più uomini che eroi....che sono eroi ve ne accorgete solamente quando vengono uccisi, il resto delle volte li dimenticate o li criticate per il mestiere che si sono scelto, li considerate oppressori in un paese straniero ma li volete a vostra disposizione per difendervi se dovete andare a fare uno scoop in terra occupata...lì vi fanno comodo i militari vero???
Legga bene le parole che le riposrto qui di seguito e poi rifletta prima di scrivere altre scemenze.
E' il soldato
e non il poeta, che ci da la libertà di parola.
E' il soldato
e non il giornalista, che ci da la libertà di stampa.
E' il soldato
e non l'agitatore, che ci da la libertà di protesta.
E' il soldato
che combatte per la bandiera,
che saluta la bandiera,
la cui bara viene avvolta nella bandiera,
che da ai dimostranti il diritto
di bruciare la bandiera.
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