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domenica 23 agosto 2009

KARZAI CANTA VITTORIA

Le indiscrezioni sul vincitore delle elezioni afgane continuano a correre veloci come le accuse di brogli, frodi, maneggio delle schede. E mentre da più parti si mette in dubbio la validità di un voto che, stando alle anticipazioni avrebbe visto mettere la scheda nell'urna un afgano su due, i talebani mettono in pratica le minacce della vigilia: e tagliano le dita a due elettori resi riconoscibili dall'inchiostro elettorale.

Un'atmosfera tesa circonda l'attesa dello spoglio mentre la squadra di Karzai, che già aveva annunciato vittoria, ora fa sapere che il presidente uscente sarebbe stato riconfermato col 70% dei voti....contro solo il 23% di Abdullah, il principale rivale. Voci, che aumentano la tensione mentre le contestazioni sui brogli arrivano da molti osservatori: i candidati innanzi tutto, come Mirwais Yassini, vice capo della Camera bassa e uno dei 31 contendenti in lizza che ha annunciato diversi ricorsi. Ma le contestazioni arrivano anche da fonti non interessate: l'Afghanistan's Free and Fair Election Foundation (Fefa), una Fondazione indipendente con 7mila osservatori, denuncia elettori minorenni, il doppio o triplo voto, gli “aiuti” di accompagnatori sospetti. E' la Fefa che ha dato la notizia anche della mutilazione avvenuta nella provincia di Kandahar per due elettori privati del dito della mano segnato dall'inchiostro indelebile (che in molti caso è stato denunciato non lo fosse affatto). A causa delle minacce dei talebani inoltre, specie al Sud molte persone non si sono recate a votare (la percentuale dei votanti non è ancora ufficiale ma pare si attesterà su un 45-50% degli aventi diritto). A quelle della Fefa si uniscono le denunce del National Democratic Institute (Ndi) di Kabul che ha messo in dubbio la credibilità alla Commissione elettorale indipendente (Iec), che meriterebbe, secondo l'organismo, una riforma.

Unite alle preoccupazioni della Ue (che aveva chiesto ai candidati di non pronunciarsi prima dei risultati ufficiali) e alle indiscrezioni emerse dai racconti di molti osservatori internazionali, il quadro si fa serio specie in vista del 25 di agosto, giorno in cui verranno resi noti i dati parziali e quelli sull'affluenza. Il rischio è che la consultazione elettorale anziché produrre stabilità crei un vuoto istituzionale pericoloso specie in un momento in cui si fa strada, dopo il fallimento (in parte) del boicottaggio talebano, il desiderio di avviare un processo negoziale e chiudere il capitolo della guerra. Apre alla guerriglia Rohul Amin, governatore della provincia di Farah, Afghanistan occidentale: i talebani, dice, non accettano la Costituzione e non riconoscono i diritti delle donne, ma per chi si adeguerà “le porte del governo sono aperte” per “partecipare al processo democratico dell'Afghanistan”.

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