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sabato 22 agosto 2009

FIAMME ALTE (POLITICHE) A KABUL

Afghanistan, il giorno dopo. A buttare acqua sul fuoco ci prova il portavoce della Commissione europea, John Clancy: “Incoraggiamo tutti i candidati a rispettare il processo elettorale e ad evitare annunci prematuri su possibili risultati”. Ci prova, ma l'incendio ha le fiamme già alte.
Il giorno dopo il voto in Afghanistan, salutato da tutti come un successo con una rapidità forse eccessiva, già ridimensiona la qualità del voto come i risultati, ancora parzialissimi della partecipazione, confermano:il 70% degli aventi diritto che avevano votato nel 2004 si sono ridotti a un 40-50%. Ma c'è di più: i due candidati presidenziali forti – Hamid Karzai e Abdullah Abdullah – hanno già cantato vittoria poco dopo l'annuncio della chiusura delle urne.
Sia Karzai sia Abdullah, sulla scorta di quelle che sono delle vaghe indiscrezioni che disegnerebbero comunque un testa a testa, dicono di avere la vittoria in tasca. Un modo forse per mettere le mani avanti e per dirsi comunque vincitori anche se le urne premiassero l'altro. In realtà sino al 17 settembre i risultati definitivi non saranno disponibili (anche se pare che l'annuncio verrà anticipato) ma il 25 agosto, ossia tra circa 72 ore, saranno disponibili i risultati parziali che potrebbero gettare altra benzina sul fuoco innescato dalle preventive dichiarazioni di vittoria di Karzai e Abdullah.
Intanto come numeri certi ci sono solo quelli delle vittime di queste giornate di elezioni: solo l'altro ieri, nel giorno del voto, undici funzionari della Commissione elettorale indipendente (Iec) hanno perso la vita e con loro otto soldati afgani. Gli attacchi dei talebani ai seggi sono stati 135 e in molti casi sono risusciti nell'intento, specie nel Sud e nell'Est del paese: non permettere alla gente di recarsi alle urne. Anche ieri ci sono stai nuovi episodi di violenza: incendi ai seggi elettorali accompagnati dal bollettino quotidiano dei morti sul campo di battaglia (due soldati britannici e un americano). Nulla però rispetto ai giorni scorsi. Ma il futuro non è roseo.

La polemica sull'inchiostro che stinge (era già successo nel 2004) non può che alimentare le voci de brogli che costituiranno la benzina per la macchina delle recriminazioni: gli uomini di Abdullah annunciano di aver presentato almeno un centinaio di denunce alla Commissione per i reclami elettorali per brogli rilevati dai 26mila rappresentanti di lista del concorrente di Karzai. Ma anche per Karzi può valere lo stesso discorso senza contare che il presidente uscente può sempre dirsi penalizzato – e non avrebbe torto – dal voto mancato nelle aree a maggioranza pashtun.Preoccupazione la esprime anche Richard Holbrooke, l'inviato di Obama per la regione, che sostiene che il voto in Afghanistan si concluderà sul filo di lana con un testa a testa tra i due maggiori candidati. Ma di più non dice. Conferma però le voci che girano soprattutto a Kabul e nei seggi dove i conteggi (che vengono riprodotti in cinque copie e poi inviati a un centro controllato dalla Iec) sono già finiti: testa a testa tra Karzai e Abdullah.

La vittoria di Karzai o di Abdullah non sono comunque un risultato che farà contentissimi né gli americani né i loro alleati occidentali: il primo si è costruito una fama di abile negoziatore ma anche di capo di un governo corrotto e inefficiente dominato dall'alleanza con gli ex signori della guerra. Il secondo, lui stesso ex signore della guerra e con alle spalle l'Alleanza del Nord (la coalizione di ex mujaheddin che nel 2001 guidò la campagna di terra per spodestare mullah Omar), non ha grande esperienza di governo e ha una squadra debole alle spalle. Ma adesso l'obiettivo è disinnescare la miccia accesa da una guerra tra i due che per ora si limita alle parole ma che potrebbe prefigurare uno scenario pericoloso se Karzai e Abdullah dovessero arrivare ai ferri corti. La possibilità di un esecutivo che rappresenti vincitori e vinti appare come l'unica soluzione in grado di disinnescare la mina. Ma per fare ipotesi è comunque ancora presto. Come è ancora presto per definire le elezioni del 20 agosto in Afghanistan un “grande successo”.

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